E poi ci sono loro, i “folli” di Steve Jobs, che se hanno un sogno lo realizzano, punto. Alberto Oliva, regista teatrale di Milano, parla di come non c’è bisogno di fuggire dall’Italia per fare di ciò che si ama la propria professione.
Trentun’anni, un premio internazionale, un’associazione culturale, più di quindici spettacoli teatrali in tasca, un libro autobiografico pubblicato da Atì Editore e un viso sbarazzino. Alberto Oliva, giovane regista teatrale milanese, toglie ogni dubbio: lavorare nel mondo dello spettacolo e in Italia è ancora possibile. Le parole d’ordine? Tanta fatica ma soprattutto tantissima passione.
Il ritornello è sempre lo stesso, di possibilità questo Paese ne dà ancora tante ma soltanto a chi è disposto a farsi in quattro, anzi, in cento, per raggiungere i propri sogni. A cantarci di nuovo la ramanzina questa volta è Alberto Oliva. La sua storia non parla soltanto di applausi , che ci interessano relativamente, ma anche di un tema che ci sta forse (speriamo) molto più a cuore, il coraggio di restare e di avere successo a casa nostra.
la redazione di CIMO ha incontrato il regista alla prima del suo nuovo spettacolo “Shylock – Io non sono come voi” in scena al Teatro Litta di Milano fino all’1 novembre, e gli ha posto la fatidica domanda da un milione di euro: “Che consigli dai a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo?”. <<Ragazzi seguite la passione. -Esordisce Oliva- In questo momento storico in cui è difficile qualunque professione, qualunque vita, qualunque percorso professionale si decida di fare, io credo che se si ha una passione è bene seguirla>>. Ma la passione in sè, come accade spesso in ogni cosa, è sì il punto di partenza ma non è sufficiente. A vincere, in poche parole, è chi “si fa il mazzo” più di tutti gli altri. Un po’ alla Jovanotti di qualche anno fa: “Cosa sei disposto a perdere?”.
<<Nel mondo dello spettacolo e in particolare in quello dal vivo va avanti soltanto chi è veramente motivato, chi ha davvero tantissima voglia, perchè è difficilissimo. -continua Oliva- La soddisfazione per quel piccolo successo che può essere uno spettacolo teatrale che va in scena e viene applaudito arriva alla fine di un lunghissimo percorso di fatica quotidiana, in cui bisogna lottare contro tutto e tutti per proteggere la propria creatura dalle mille difficoltà che ci sono in questo momento. E solo se si ha una grande passione questo è possibile>>.
Bob Marley diceva “E se un sogno ha così tanti ostacoli, significa che è quello giusto” e si potrebbe andare avanti all’infinito con le citazioni, il punto, che spesso dimentichiamo, e che il successo ha un prezzo e tende prove di coraggio ogni giorno.
<<Ai ragazzi dico se avete un sogno andate fino in fondo ma siate pronti a fare tanta, tanta, tanta fatica. -continua Oliva- Non rinunciate in nome di qualcosa apparentemente più facile perchè in questo momento non c’è niente di facile. Nessuno regala niente>>.
Shylock, il monologo tratto da Il Mercante di Venezia di William Shakespeare in scena al Teatro Litta fino all’1 novembre e recitato dall’attore Mino Manni, parla di invece di paura, di rifiuto e di resa. Lo spettacolo ha debuttato venerdì nella sala Cavallerizza. Il disagio e la tensione del protagonista, il diverso per eccellenza, sono con efficacia sbattuti in faccia al pubblico che si ritrova fisicamente immerso nella vicenda personale dell’ebreo anche grazie a un palcoscenico inusuale che taglia la platea a metà ed elimina la distanza tra teatranti e spettatori. <<Un successo. Non ci aspettavamo questo tipo di risposta. -spiega il regista Alberto Oliva- E’ uno spettacolo che dice delle cose importanti sull’odio religioso e sul pregiudizio. E’ bello vedere le persone uscire dalla sala e parlare dei temi dello spettacolo e non dell’attore, della scena, della luci. La gente si ferma, piange, riflette, ha bisogno di pensare e comunicare quello che ha visto. E questa è la più grande soddisfazione>>. In sotto fondo (ma non così tanto) il tentativo di attualizzare la storia di Shylock che diventa il mezzo attraverso il quale denunciare la miopia (voluta) e l’ignoranza della nostra società nei confronti dei “diversi” del nostro secolo: musulmani, islamici, jihadisti e chi più ne ha più ne metta. A fare un po’ di luce sulla faccenda e disintegrare qualche clichè ci ha pensato Massimo Campanini, illustre orientalista e storico della filosofia islamica, che venerdì scorso ha squisitamente preparato il terreno all’ “ordigno sociale” di Oliva.
<<Il prossimo spettacolo sarà il Don Giovanni, realizzato con Manni e la nostra associazione I Demoni. Sarà uno spettacolo “timburtoniano”, il nostro riferimento infatti è il musical Sweeney Todd messo in scena da Tim Burton qualche anno fa, dark e divertente. -continua Oliva- Sarà in scena al Teatro Out Off dal 2 al 20 dicembre con le musiche originali del maestro Bruno Coli, il nostro punto di forza. Sarà un viaggio appassionante nei meandri della seduzione>>.
Colonna sonora di Shylock è Meen Erhabi dei D.A.M. , gruppo rap palestinese che offre l’interessante punto di vista del “terrorismo” di chi sta “dall’altra parte”. Dateci un orecchio.
Shylock - fino al 1 novembre @ Teatro Litta Don Giovanni dal 2 al 20 dicembre @ Teatro Out Off