Un buon leader non è un semplice leader

Ti è mai capitato di trovare una persona per la quale provassi tanta stima da sentirti motivato a dare il meglio di te? Se sì, sei fortunato: almeno una volta nella vita hai trovato un buon leader.

Durante il percorso scolastico, universitario e lavorativo, ma anche nelle relazioni amicali e familiari, la presenza di una persona che percepiamo essere il nostro punto di riferimento può condizionare positivamente noi stessi: questa figura può essere ricondotta a quella del buon leader. La leadership è considerata oggi una competenza trasversale, essenziale all’interno di un’azienda, in quanto aiuta a creare un ambiente positivo, sano e conseguentemente produttivo tra i dipendenti, favorendo il raggiungimento di ottimi risultati aziendali.

Nel 2020 i lavoratori si sono trovati a dover affrontare lo stress causato dalla pandemia, oltre all’impossibilità di potersi relazionare con i propri colleghi quotidianamente, se non con l’ausilio di piattaforme come Teams e Zoom. Questo ha sicuramente contribuito a creare una rigidità psicosociale all’interno delle relazioni professionali. Come ovviare a questo problema? Fortunatamente, al giorno d’oggi, le grandi aziende multinazionali stanno cercando di inserire all’interno del proprio programma di welfare sempre più iniziative che mirano a ripristinare il benessere dei lavoratori attraverso vari benefit. Spesso questo può però dipendere dalle figure manageriali con cui ci troviamo a dover interagire che, svolgendo un ruolo chiave all’interno dell’azienda, possono condizionare di molto il nostro umore, il nostro rendimento e le relazioni con i nostri colleghi.

Ogni persona facente parte di un gruppo di lavoro è diversa e unica, e per questo di inestimabile valore. Sta al buon leader permettere al proprio team di vedere nell’unicità di ciascuno il vero punto di forza del gruppo. Come? Valorizzando ogni individuo equamente e facendolo sentire essenziale per il raggiungimento di un obiettivo comune. Diversamente, qualora i membri di un gruppo di lavoro non si sentano compresi e valorizzati dal proprio manager, la loro motivazione diminuirà, compromettendo la qualità della performance e il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

La capacità del manager empatico è quella di comprendere le emozioni dei componenti di un team. Questa creerà un rapporto di fiducia tra gli individui, un forte senso di appartenenza e un ambiente di lavoro positivo fondato sulla condivisione, sull’ascolto attivo e sulla comunicazione. Un buon leader, per essere considerato tale, dev’essere in grado di formare una squadra che sappia sentirsi completa e coesa, contando sul contributo che ognuno può offrire. È proprio colui che è in grado di veder crescere altri talenti, per consentire loro di acquisire le competenze necessarie per coltivare un futuro luminoso, che oggi possiamo definire un vero leader.

Beatrice Tornatore