COME PARLARE ALLA GEN-Z: LE COSE CHE I BRAND DOVREBBERO SAPERE

Si sa, ogni generazione ha le sue particolarità ed esigenze, ogni generazione attraversa fasi della storia e della società diverse ed ogni generazione porta il peso di quella precedente sulle spalle, così come può custodirne preziosamente l’eredità. Conoscere a fondo i sogni, i desideri, le speranze, i gusti della generazione a cui ci rivolgiamo è fondamentale per guadagnarci la sua fiducia e attenzione: ecco alcune basics per rivolgersi alla super discussa GenZ.

I ragazzi appartenenti alla GenZ sono anzitutto nativi digitali. Non conoscono il mondo senza smartphone, per loro il digitale e l’analogico costituiscono un unicuum continuo. Sono quindi costantemente connessi a internet e per questo possono sembrare sconnessi dalla realtà. Credono che sia proprio sui social che possa essere espresso il proprio “io” autentico, ancor più che nella vita reale, quotidiana.

Sono determinati nel perseguire le loro battaglie, soprattutto legate al tema LGBTQ+ e sostenibilità. Hanno a cuore la salute ed il futuro del pianeta, così come la difesa dei diritti umani. Non vogliono sentirsi cucire addosso etichette, non vogliono essere classificati, anche se a volte tendono finiscono con il farlo da soli. Sono ambasciatori della fluidità, in ogni sua forma, della libertà di espressione identitaria e creativa. Sono psicologicamente più fragili, esaltano l’imperfezione, usano asterischi per finali di parola che denotano il genere. Oltre a questo, sono ovviamente molto molto altro. 

Conoscere a fondo le caratteristiche della GenZ significa imparare a conoscere i consumatori/spettatori/utenti di oggi e soprattutto di domani.

Dal punto di vista della comunicazione ci sono alcuni punti che occorrerebbe tenere presenti quando ci si rivolge a loro. Anzitutto, la GenZ ha bisogno di innamorarsi di un brand. L’acquisto di un prodotto, l’entrare a far parte di una community e così via, non sono degli atti spinti da necessità funzionali e utilitaristiche, ma da aspetti profondi e simbolici che vanno a definire ed arricchire il corredo identitario di questi ragazzi. Il legame con una marca supera i confini dell’utilità del consumo, e arriva ad un livello più alto, dove si instaura un legame valoriale, affettivo, fiduciario.

I brand devono allora ricercare gli insight che rispondano alla domanda “Come farli innamorare?” e poi “Come tenere vivo quell’amore?”.

Un altro aspetto centrale è il rifiuto per tutto ciò che è patinato, finto, non autentico. Si tratta di una generazione capace di discernere con facilità il reale dal finzionale, lo sfondo valoriale da quello commerciale. Rigettano i modelli di perfezione proposti dalla Tv e dai social, glorificano le imperfezioni. Vogliono sentirsi coinvolti dai brand, viverli in prima persona ed in maniera attiva. I brand dovrebbero allora utilizzare le piattaforme a disposizione come preziosi strumenti di contatto che permettano di costruire un vero scambio che crei ingaggio emotivo, così come stimolare la produzione di UGC e alimentare un sistema botton-up

Eleonora Preziosi