Classe ’97, romano. Leonardo Zaccaria è uno dei cantautori emergenti più promettenti del panorama musicale italiano, che attraverso il suo talento vocale e la sua sensibilità autoriale si sta facendo sempre più conoscere e amare dal pubblico. In esclusiva per il nostro blog di facoltà, Leonardo si racconta per noi.
Partiamo dall’inizio, quando ti sei avvicinato per la prima volta alla musica e quando hai capito che questa era la tua strada?
Mi sono avvicinato alla musica da bambino, quando all’età di 6/7 anni ho iniziato a suonare la chitarra. La musica, poi, è sempre stata una costante nella mia vita: ho frequentato il liceo musicale e successivamente il CET, la scuola di Mogol per autori che si trova in Umbria. È qui che ho ricevuto le prime informazioni su come avvicinarmi a questo lavoro, ed è sempre qui che mi hanno insegnato a trasformare il mio modo acerbo e spontaneo di scrivere in ciò che sono ora. Dopodiché ho iniziato a scrivere anche per altri, entrando poi in Sony come autore.
Chi è la prima persona per cui hai scritto una canzone?
La prima cantante importante per cui ho scritto è stata Annalisa. Quando ho conosciuto il mio produttore Michele Canova, col quale collaboro anche a livello autoriale, lui mi ha parlato del disco di Annalisa, a cui stava lavorando in quel periodo. Sono tornato a casa, ho scritto un ritornello immaginandolo con la sua voce e dopo pochi giorni ci siamo trovati in studio per finirlo. Lavorare fin da subito con un’artista di questo calibro ti mostra come ci si approccia a questa professione, e soprattutto ti fa vedere l’incredibile dedizione che sta dietro ad ogni progetto, seppur creativo e artistico così come è la musica. Annalisa è un esempio di questo: è una grande lavoratrice e un grande talento.
Tra gli artisti con cui hai collaborato ci sono Deddy e il vincitore dell’ultima edizione di Amici, Luigi Strangis, col quale hai collaborato per la stesura del singolo “Muro”. Come nascono queste collaborazioni e in che modo riesci ad adattare la tua scrittura alle loro concezioni artistiche?
Una collaborazione in termini autoriali può nascere in tanti modi: o viene mandata una canzone al cantante oppure alla casa discografica, o si lavora al pezzo in studio direttamente con l’artista. Quando si tratta di talent come Amici incontrare i concorrenti è difficile, quindi si mandano loro dei pezzi o delle idee che, in caso positivo, vengono poi sviluppate insieme a questi giovani. Ciò che faccio per entrare in sintonia con i ragazzi di Amici è cercare di conoscerli il più possibile per scoprire come sono fatti, qual è la loro vocalità o il loro stile, per poi unire anche la mia visione e le mie esperienze che, seppur diverse, condividono gli stessi sentimenti universali. Ad esempio, la canzone che ho scritto per Deddy, “Il cielo contromano”, la considero molto personale, e se non fosse stato per questa occasione, non sarei stato forse in grado di scriverla, quindi sono contento che lui ci si sia ritrovato, così come le persone da casa che hanno seguito il programma.
Tornando alla tua musica, quali sono le tue influenze musicali?
Ho iniziato ascoltando diversi cantautori italiani, come Rino Gaetano e Antonello Venditti, che considero le stelle polari del mio percorso. Per un periodo ho ascoltato anche canzoni trap e rap per i diversi spunti che riuscivano a darmi. In generale sono sempre stato molto legato all’acustico, come si sente nelle mie canzoni: Ed Sheeran per me è sempre stato un grande esempio, così come i Kings of Convenience, Harry Styles e ultimamente Paolo Nutini, cantautore moderno che a poco a poco sto riscoprendo. Ora come ora però, se dovessi dire due nomi, direi Harry Styles e Antonello Venditti.
Nelle tue canzoni si nota come il tuo modo di descrivere la realtà sia spesso legato al mondo dell’arte e soprattutto del cinema, in particolare nei tuoi due ultimi singoli, Troisi e Margot Robbie. Parlaci un po’ di queste canzoni e del tuo rapporto con l’immaginario cinematografico.
Ti dico una cosa che ancora non ho detto a nessuno: il mio rapporto con il cinema è iniziato quando ero molto piccolo, perché i miei genitori avevano un cinema all’aperto e sono praticamente cresciuto lì, quindi è come se quell’energia mi fosse rimasta dentro. Personalmente sono sempre stato affascinato dal cinema perché lo considero un luogo in cui potersi rifugiare e viaggiare con la mente, anche perché in questo periodo storico la sala cinematografica è diventato forse l’unico luogo in cui le persone hanno il coraggio di mettere da parte il telefono e farsi trasportare in un altro mondo. Per me, portare questa mia passione nella musica è stato ed è un processo naturale, tanto che molti riferimenti al cinema all’interno dei miei pezzi non erano voluti, e Margot Robbie è una di quelle canzoni che riprende metafore cinematografiche per raccontare una storia d’amore. La mia relazione con il cinema poi è diventata ancora più profonda da quando lo scorso settembre ho partecipato al Festival di Venezia, tanto che al ritorno ho scritto un’altra mia canzone, Troisi.
Oggi i social network sono fondamentali per la carriera di un artista, soprattutto per quelli emergenti, perché permette loro di farsi conoscere dal pubblico. Come i social hanno cambiato o influenzato la tua carriera artistica, e che rapporto hai con la tua community?
Come hai appena detto i social sono molto importanti sotto questo punto di vista. Ognuno ha il suo modo di comunicare sui social, che deve sempre cercare di essere spontaneo e veritiero, così come succede nella musica. Nel mio piccolo percorso, i social sono stati rilevanti perché molte persone mi hanno conosciuto su queste piattaforme e, tutti coloro che hanno sentito parlare di me tramite Amici, mi hanno poi rintracciato sempre attraverso questi canali. Mi piace utilizzare i social, anche se ho dei periodi in cui sono più silenzioso che in altri, e soprattutto mi piace scambiare opinioni con altre persone, portando il mio punto di vista artistico, che sia per la musica che per questioni di carattere quotidiano. Inoltre, per me sono fondamentali per veicolare le mie canzoni, così come entrare in contatto con chi le ascolta, persone con cui spesso mi sono trovato poi a parlare.
Quindi i social sono importanti anche per mandare i messaggi sociali, come hai fatto in uno dei tuoi ultimi post, dedicato all’ambiente.
Non mi capita spesso di utilizzare queste piattaforme per discutere di tematiche sociali, ma la bellezza dei social risiede anche nel poter parlare di tutto, e quello dell’ambiente è un tema che ora sento molto vicino e che in qualche modo vorrei portare nei miei brani. Non succede spesso nella musica e mi rendo conto che non è facile o catchy, ma sento che è importante. Oggi le persone stanno cominciando a muoversi in difesa del nostro ecosistema, ma ciò che veramente è importante è che le battaglie che combattiamo sui social non rimangano sui social, anche se è la cosa più difficile.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai nuove canzoni, ma soprattutto nuovi live in programma? (visto che finalmente si può tornare a fare musica dal vivo).
In questo periodo sto facendo dei live, che non facevo da tanto sia per il Covid che per ragioni artistiche, aspettavo infatti di avere un piccolo repertorio da poter proporre durante i concerti. Continuerò a farli anche a settembre, e spero di poterne fare anche a Roma: all’inizio del mio percorso ho fatto qualche live in piccoli locali della città, e adesso vorrei farne uno più strutturato, più intenso, magari invitando qualche ospite sul palco con me. Ogni volta che si sale sul palco è un momento di crescita e per me, dato che ho lavorato quasi sempre in studio o con altri artisti o scrivendo i miei pezzi, è fondamentale, perché è nel momento in cui riesci ad incrociare gli occhi con il pubblico che riesci a comprendere come i tuoi brani vengono percepiti. Per quanto riguarda nuove canzoni, usciranno prossimamente, ora sono concentrato sui live.
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