1° luglio 2022:una giornata straordinaria. Stiamo parlando di Brandforum, il primo osservatorio in Italia sul mondo del digital e branding. L’evento ha visto la partecipazione di ospiti eccezionali, tra le personalità più qualificate nella creazione e gestione di una community e…preparatevi! Hanno condiviso direttamente la loro esperienza e ci hanno dato parecchi spunti suggestivi. Vogliamo iniziare? Pronti, partenza, via!
Di cosa è fatta una community? Sicuramente un pizzico di creatività, la spinta all’innovazione e all’inclusività. Le iniziative possono partire dall’alto, con il ruolo centrale delle istituzioni, oppure, più raramente, dal basso, con l’autocandidatura da parte di un cittadino.
Lo scopo? Potremmo affermare che il bene collettivo rappresenta il raggiungimento finale. Per ottenerlo, occorre una buona amministrazione, che sia elastica nelle decisioni e con la quale si possa avere un dialogo più profondo: non esistono problemi, ma solo situazioni da risolvere! Tutto questo non sarebbe possibile senza un’idea comune di appartenenza.
Di cosa è fatta una community? Sicuramente un pizzico di creatività, la spinta all’innovazione e all’inclusività. Le iniziative possono partire dall’alto, con il ruolo centrale delle istituzioni, oppure, più raramente, dal basso, con l’autocandidatura da parte di un cittadino.
Lo scopo? Potremmo affermare che il bene collettivo rappresenta il raggiungimento finale. Per ottenerlo, occorre una buona amministrazione, che sia elastica nelle decisioni e con la quale si possa avere un dialogo più profondo: non esistono problemi, ma solo situazioni da risolvere! Tutto questo non sarebbe possibile senza un’idea comune di appartenenza.

La Community non è una mano aperta, ma è un pugno chiuso. Deve favorire legami forti tra le persone, che possano sentirsi parte di una famiglia, perché l’energia del gruppo si trasforma grazie all’entusiasmo di tutti.
C’è bisogno di una figura di riferimento? Pur nella sua fluidità, un gruppo non può gestirsi da solo, altrimenti si arriverebbe a una sorta disgregazione, dove uno prende decisioni diverse dall’altro e sarebbe il caos. Ecco, quindi, l’importanza del community manager: grande comunicatore, una specie di genitore, uno psicologo, insomma qualcuno che ami le persone, persino quelle un po’ più negative.
Anche l’utilizzo della tecnologia deve essere centrale, ed è fondamentale riuscire a gestire tanto i canali fisici quanto quelli digitali, conoscere i software, monitorare e leggere i dati. Attenzione: un leader non deve restare fermo nelle proprie idee, ma deve sapersi anche adattare ai cambiamenti e osservare il mondo 360 gradi. La curiosità è amica della creatività!
Ma… se più communities si mettessero insieme? Immaginiamo il ruolo di manager all’interno di una community e moltiplichiamolo per cinque volte. Non solo la capacità di rapportarsi con i singoli, ma anche il desiderio di unire realtà diverse. Tuttavia, staccarsi dal proprio orgoglio di appartenenza non è facile, e il grande ostacolo da superare è proprio questo. Come creare armonia tra identità diverse? Mai mostrare preferenze! Tutte le communities sono alla pari, bisogna vederle come numeri ma trattarle come esseri umani. Ci sono delle tematiche trasversali, ad esempio la sostenibilità ambientale e sociale può facilitare la collaborazione tra gruppi diversi.
Lo sport unisce le persone? È proprio vero! Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo questa storia. C’era una volta una ragazza che ha fatto centinaia di chilometri in bicicletta da Nord a Sud dell’Italia. Ha tenuto aggiornati i suoi followers creando contenuti su Instagram e qual è il risultato? Oggi gestisce una grande community. Tutto qui? No… questa community si organizza autonomamente per progettare eventi sportivi. Cosa è accaduto? Le persone fanno quello che un leader fa, non quello che un leader dice di fare.
Che rapporto c’è tra il content creator e manager community? Il parallelismo attore-regista ci aiuta a descrivere questi due compiti. Il primo conosce l’arte del fare, l’altro l’arte del pensare. Naturalmente si trovano in stretta relazione, poiché il contenuto crea community. Cioè? La gente si avvicina a chi produce contenuto ma inconsciamente crea anche dei gruppi che hanno degli scambi reciproci.
Ciliegina sulla torta? Diamo il benvenuto agli Scrocconi di Milano. Una coppia giovane, entrambi studenti fuori sede, hanno inventato un sistema geniale. Come aggirare i costi tremendi di questa città? Come una specie di life agency, ci indirizzano verso le mete più convenienti, dove il sogno diventa realtà: spendere poco e “scroccare” tanto. Due influencer molto discreti, genuini e spontanei, senza filtri. Non solo creatori di contenuto, ma diffusori di esperienze, basate su ampio passaparola che ormai ha raggiunto più di 130 mila individui. Stanno pensando di ampliare la loro rete trapiantando la loro visione in altre città, per cui teniamo gli occhi aperti e il portafogli chiuso!