Nel 1989 crolla il muro di Berlino: le due Germanie sono riunificate in un’unica nazione, ma ventotto anni di separazione non vengono cancellati di colpo e le popolazioni devono abituarsi alla nuova convivenza con i vicini.
La scomparsa della DDR provoca in molti tedeschi dell’est quel sentimento che verrà rinominato Ostalgie, ovvero “nostalgia dell’est”. Prodotti alimentari, cartoni animati, canzoni socialiste, automobili diventano oggetti compianti di un passato relegato nel ricordo ed edulcorato dalla rimozione di elementi perturbatori per far rivivere i piccoli dettagli di una vita quotidiana che non esiste più.
Il prodotto culturale che diventa manifesto del sentimento “ostalgico” è il film Good Bye, Lenin!, di Wolfgang Becker. La pellicola del 2003 racconta la ricostruzione della DDR tra le mura domestiche effettuata dal giovane Alex dopo la riunificazione. Per non sconvolgere la madre appena risvegliata dal coma, il ragazzo finge che la DDR sia ancora in piedi e va alla ricerca di cetriolini, sigarette, mobili che ormai non sono più in produzione, facendo rivivere il passato nel proprio appartamento. La sua è una ricostruzione utopica, modellata sull’idealismo che la madre aveva riversato nella propria attività politica e purificata dalle storture che avevano fatto parte della realtà della DDR.
Quella di Alex e di molti tedeschi dell’est è una nostalgia riflessiva, come definito dalla studiosa Svetlana Boym. A differenza della nostalgia restauratrice che recupera grandi narrazioni e politiche nazionalistiche, quella riflessiva si concentra sull’identità individuale e sui ricordi personali, lavora meno sui simboli e più sui dettagli.
L’Ostalgie però è stata, soprattutto, un fenomeno di marketing. Su questo sentimento hanno fatto leva diversi business, tra cui negozi vintage, organizzatori di feste a tema e hotel che offrono vacanze per rivivere l’esperienza della DDR a partire dal menù fino alla moneta che viene utilizzata durante il soggiorno. Negli anni ’90 tornano anche quelle marche che erano state surrogate di prodotti occidentali fino al 1989: la Vita-Cola, il caffè Mocca-fix, la birra Roter Oktober, le sigarette Karo. La pubblicità ha saputo cogliere la rilevanza dell’Ostalgie e ne ha approfittato per promuovere questi ritorni facendo leva sul sentimento di nostalgia della popolazione. Essi sopravvivono in modo differente anche ai giorni nostri: Vita-Cola possiede uno shop online ancora attivo; le sigarette Karo sono prodotte dal gruppo americano Altria (casa madre di Philip Morris USA, produttore delle Marlboro); Club-Cola possiede un sito online e, nella sezione archivio racconta la propria storia, da bevanda di culto della DDR, nata per contrapporsi alle cole occidentali, attraversa la sua decadenza con il crollo del muro e infine vive la sua rinascita negli anni Novanta.
Da sentimento condiviso a strategia di marketing, l’Ostalgie ha caratterizzato la vita di molti tedeschi degli anni ’90, non tanto come spinta politica restauratrice ma come compianto per un tempo perduto che, più si allontana dal presente, più perde di nitidezza e assume le sembianze di un’epoca in cui “si stava meglio”.