CINEMA E NOSTALGIA: IL CASO DI DIRTY DANCING

Come sopperire ad una situazione di “capovolgimento dell’imbuto” dell’industria creativa, dove i produttori non riescono a tenere testa al capitalismo cronofagico mediante cui gli utenti (non più solo spettatori o lettori) divorano a piena velocità ogni contenuto?

La risposta sta nell’economia del residuo, che permette di bypassare la ricerca di una completa originalità, con il risultato di una più veloce creazione del prodotto audiovisivo, e di una certezza (almeno parziale) che possa piacere il pubblico.

Ma come è possibile fare ciò?

Parliamo di ridestare il valore, non del tutto eroso dal passare degli anni, di produzioni del passato, sfruttando il legame emotivo e nostalgico che si era creato, realmente, con i fruitori dell’opera all’epoca della sua uscita, e simulatamente, per le generazioni successive, attraverso il racconto di quanto fu, principalmente da parte dei propri familiari.

Un esempio brillante di questa pratica è certamente Dirty Dancing – Balli proibiti, film romantico datato 1987, che ha fatto innamorare, a passi di danza, migliaia di persone di Jhonny, istruttore di danza bello e dannato, certamente immedesimandosi nella protagonista diciassettenne Baby.

È proprio cogliendo l’onda nostalgica di quel periodo che si è deciso di riproporre la storia, con un sequel prodotto da Jonathan Levine e Gillian Bohrer, la cui uscita in sala dovrebbe essere pianificata per il 2022.

Già nel 2004 si era tentato di “rispolverare” l’originale con Dirty Dancing: Havana Nights, una rivisitazione del classico ma non collegata direttamente alla storia d’amore tra Jhonny e Baby, scelta che, probabilmente, ne ha decretato l’insuccesso.

Per non ripetere gli errori del passato, stavolta si è deciso di richiamare, per prendere parte al cast, Jennifer Grey, l’attrice che aveva interpretato la protagonista all’epoca. L’attore che invece ricopriva il ruolo di co-protagonista, Patrick Swayze, è purtroppo venuto a mancare nel 2009, ma l’affezionata attrice ha tenuto a sottolineare, durante un’intervista per People, che l’amico non verrà sostituito nel ruolo di Jhonny: “Non puoi mai provare a ripetere qualcosa di così magico. Devi semplicemente fare qualcosa di diverso”.

E questo è esattamente il fulcro di come deve essere strutturata un’opera che sfrutta il fenomeno della nostalgia: trovare l’originalità, pur sempre senza stravolgere i ricordi del passato.

L’amministratore delegato di Lionsgate, società di produzione e distribuzione cinematografica statunitense, parlando del progetto da loro lanciato, aveva dichiarato che “sarà esattamente il tipo di film romantico e nostalgico che i fan del franchise stanno aspettando e che hanno reso l’originale il maggior titolo di successo della società”.

Così come Dirty Dancing, abbiamo già visto recentemente diversi altri casi che hanno voluto sfruttare l’onda degli anni della “disco” nell’economia del residuo, con titoli come Top Gun (Top Gun: Maverick, 2022), Dune, dal celeberrimo colossal di David Lynch (uscito a dicembre 2020), ma anche Ghostbusters (Ghostbusters Legacy, uscito a marzo 2021).

Questo “trend del riciclo creativo” dell’audiovisivo sarà una strategia che si consoliderà in futuro, o destinata a finire? Quello che è certo è che, nella condizione attuale del mercato e con le numerose produzioni del passato ancora da riscoprire, ad oggi è possibile definirla una modalità, se ben studiata, sicuramente vincente.

Simona Gilardoni