(Disclaimer: l’articolo contiene un’analisi del film, quindi spoiler e chiavi di lettura)
A circa un mese dall’uscita di The Batman, film diretto da Matt Reeves, il pubblico e la critica si dicono pienamente soddisfatti. Il lungometraggio si inserisce nell’immaginario comune, presentando una versione dell’eroe-pipistrello dalle sfumature originali. La sua essenza può essere riassunta con “Sono vendetta”, risposta di Batman alla domanda “Chi sei?” rivoltagli da un criminale.
Personaggio dei fumetti nato nel 1939, Batman si è sempre distinto per la sua inquietudine caratteriale, sfaccettatura che è stata pienamente esplorata nella celebre trilogia Il Cavaliere Oscuro, diretta da Christopher Nolan. Prima del 2022, infatti, parlare di Batman significava evocare Christian Bale e l’enorme successo della saga costituiva un difficile metro di paragone. La critica e il pubblico, però, non sono rimasti delusi da questa versione dell’eroe, che ha permesso di renderlo più vivido nella mente dello spettatore.
The Batman descrive la vita di un (anti)eroe “alle seconde armi”: è nel pieno della sua attività di giustiziere, così lui stesso la definisce, ma non mancano errori e incertezze. Questo universo di Batman è amplificato, Gotham è pervasa da una pioggia incessante, Bruce Wayne è costantemente tormentato e completamente solo: il volto segnato, la casa tetra, le pochissime parole che pronuncia e il rapporto superficiale con il maggiordomo Alfred. La sua oscurità è perfettamente interpretata da Robert Pattinson, che ha sempre rappresentato in maniera impeccabile personaggi tormentati, come quello di Edward Cullen che face decollare la sua carriera. È affiancato da Zoe Kravitz nei panni di Catwoman, seducente e misteriosa. Gotham è pervasa da criminali in grado di piegare anche i politici più integri. È proprio qui che si inserisce la missione di vendicatore di Batman e il piano dell’Enigmista, antagonista principale della narrazione, l’unico in grado di elaborare un piano tanto logico quanto terribile.

La prima scena del film si apre con l’assassinio del sindaco di Gotham da parte di quello che solo dopo capiamo essere l’Enigmista. Batman è nel pieno della sua attività di vendicatore e, consapevoli di parlare ad un pubblico che già conosce il supereroe, gli sceneggiatori non forniscono alcuna spiegazione. Dunque, il prologo risulta essere in action. Tuttavia, la stessa scena descrive il primo omicidio commesso dall’Enigmista e questa prima vittima non ha alcuna funzione all’interno della storia, se non evidenziare il suo assassino: identificazione dell’antagonista principale, dell’intento di uccidere i politici corrotti, della volontà di coinvolgere Batman e dell’abitudine di porre indovinelli. Dunque, il prologo risulta essere anche con figura transitiva.
La narrazione si conclude, invece, con la risoluzione del contrasto primario: l’Enigmista è in prigione e i cittadini di Gotham sono salvi. Tuttavia, è possibile definirlo aperto: vediamo le moto di Batman e Catwoman allontanarsi in direzioni opposte, lasciando intendere che vivranno altre avventure. Nell’ultima scena, l’Enigmista è in prigione e sente una risata provenire dalla cella accanto: il Joker stesso pone un indovinello all’Enigmista che vede come soluzione l’amicizia tra i due, ponendo le basi per sviluppi narrativi futuri. L’introduzione del Joker ha avuto reazioni opposte: alcuni ritengono la scena superflua, considerando il pluripremiato Joker (2019) con Joaquin Phoenix (https://cimoinfo.com/2019/10/02/joker-il-villain-piu-amato/), altri, invece, sono curiosi di scoprire, in un sequel, una versione originale anche del Joker.
Infine, è stato particolarmente apprezzato l’inserimento di un indovinello nei titoli di coda, con un rimando al sito sul quale, nell’arco di alcune settimane, si doveva rispondere a tre indovinelli per poter sboccare una scena extra del film. Quest’ultima riguardava un precedente incontro tra Batman e Joker, avvenuto nella prigione; emerge così l’esistenza di un rapporto tra i due, che porta l’eroe a chiedere a Joker un parere sulla figura dell’Enigmista.
Oggi è fondamentale per le imprese creative trovare una modalità di coinvolgimento del pubblico, che sappiamo essere passato da semplice spettatore ad utente attivo. È proprio questa la sfida dell’everyone, teorizzata da John Hartley, a cui le industrie dello schermo sono oggi chiamate a rispondere.
Ti è piaciuto il film? Ti sei accorto dell’indovinello nei titoli di coda?