MARE FUORI, LA NUOVA FICTION RAI CHE CI GUIDA VERSO UN CAMBIO DI PROSPETTIVA E DI PENSIERO.

Per molti, moltissimi, Napoli è sinonimo di criminalità; al contrario, Milano o Torino vengono associate a brava gente e a posti in cui la criminalità non esiste. Mare Fuori, sbatte in faccia una realtà che tendiamo ad ignorare, rimarcando, per poi polverizzare, tutti gli stereotipi a cui siamo ancorati.

Mare Fuori, prodotto Rai, è una delle serie più apprezzate degli ultimi due anni pur avendo avuto un inizio un po’ tentennante per le incertezze dovute al Covid. Questa serie racchiude tutti gli stereotipi che conosciamo: il bravo e ricco ragazzo di Milano “senza peccato”; la zingara che ruba il portafoglio nella stazione di Napoli; il ragazzetto di stampo mafioso con le collane d’oro al collo e il taglio al sopracciglio.

Ebbene, Mare Fuori sembrerebbe essere la tipica storiella della malavita partenopea, invece sorprende e, come una doccia fredda, fa crollare tutte le nostre finte certezze. È ambientata nell’Istituto Penale per Minori di Napoli in cui vediamo Filippo, il bravo ragazzo di Milano che per una bravata ha ucciso il suo migliore amico; Naditza, la zingara che ruba e si fa arrestare volontariamente pur di non essere venduta da suo padre ad un ricco cugino; Carmine, di famiglia mafiosa, che pur volendosi distaccare da quel sistema finisce per esserne inghiottito commettendo un omicidio per difendere la sua ragazza; Sasà, un ragazzino della “Napoli bene”, colpevole di molestie sessuali; Silvia e Gemma, colpevoli di essersi innamorate dell’uomo sbagliato; infine, Gianni, Ciro, Gaetano, Milos, Totò e Pino, ragazzini napoletani, alcuni di famiglia mafiosa, colpevoli chi di omicidio chi di altri reati gravi e che ben presto scopriremo essere figli di un sistema sbagliato in cui per emergere devi mostrarti coraggioso ed essere coraggioso significa impugnare una pistola e sparare a sangue freddo.

Questa serie colpisce per la crudità e la schiettezza nel racconto di delitti, vendetta, violenza sessuale, criminalità organizzata. Mette in luce le ansie e le paure di ragazzi devoti al codice dei camorristi, al codice dell’omertà, per il solo fatto di essere cresciuti in un sistema in cui è la mafia ad avere il potere e l’unico modo per dare un futuro dignitoso alla propria famiglia è entrare a farne parte; e mette in luce anche la paura e la fragilità di un bravo ragazzo, di buona famiglia, che per un gioco tra amici ha commesso l’errore più grande della sua vita, errore che lo segnerà e gli insegnerà a crescere. Indaga, inoltre, sulle carenze emotive ed affettive di questi ragazzi, facendo capire che nessuno nasce cattivo, ma è solo nato nel posto sbagliato o, ancora, è nato nel posto giusto che, però, non gli ha insegnato il senso di responsabilità e il peso degli errori.

La cosa che più di tutte colpisce è il coraggio e la forza degli educatori dell’IPM, che vedono in questi ragazzi una seconda possibilità, la possibilità di riscattarsi, la possibilità di non essere lo scarto della società ma un punto di partenza per cambiarla. Con alcuni falliranno, ma con altri riceveranno la gratificazione di vederli risorgere dalle ceneri come una fenice, dimostrando quanto siano più forti dei loro sbagli e di quelli delle loro famiglie e che fuori c’è sempre il mare che li aspetta.

Dunque, Mare Fuori è un prodotto coraggioso, che non ha paura di dire la verità, ci insegna a cambiare punto di vista e ad aprire la mente per non soffermarci alla superficie delle cose, ma scavare più a fondo, imparando a dare una seconda possibilità e, proprio per questo, merita di essere guardata.

Stefania Pezzuto