Nella giornata di martedì 22 marzo ho avuto il piacere di avere un confronto con i referenti di Esselunga, una delle aziende partner della IV edizione del Take Flight Program, challenge in ambito comunicazione e marketing lanciata da CIMO in collaborazione con il servizio Stage&Placement dell’Università Cattolica. Nello specifico, ho avuto modo di intervistare Cinzia Barbavara e Valeria Natali.
Innanzitutto, perché avete deciso di aderire al Take Flight Program?
CB. La nostra azienda collabora con l’Università Cattolica ormai da qualche anno. Siamo partner dell’Università. All’interno delle varie attività, ci sono le testimonianze in aula, i business game, i project work, le recruiting session. Quando è arrivata la proposta di partecipare al TFP abbiamo detto: perché no? E quindi l’iniziativa è diventata poi realtà.
Lo considerereste uno scambio equo tra aziende e studenti?
VN. Per quanto riguarda i contenuti, c’è stato da parte nostra un grandissimo impegno perché non volevamo andare su tematiche troppo ampie o distanti dalle tendenze attuali. Abbiamo sviluppato il project work su tre aree specifiche: la sostenibilità, un tema molto in auge oggi e molto vicino all’azienda, la convenienza, perché venivamo da un periodo di inflazione crescente e di caroprezzi, e poi un marketplace di una categoria specializzata. Quindi, è stato sicuramente un rapporto alla pari, un do ut des. È stata una partnership che ha dato a noi e sicuramente anche agli studenti.
In merito al brief, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a lanciare una sfida simile?
VN. Non era solo un esercizio accademico per noi ma qualcosa per cui noi ci siamo impegnati e ci siamo confrontati internamente. Abbiamo lavorato molto per scegliere tre tematiche che potessero essere interessanti per noi e per gli studenti, affinché la collaborazione fosse fattiva.
CB. Spesso gli studenti non lo vedono però dietro al brief c’è sempre un lavoro di collaborazione e di allineamento con il corpo docenti perché volevamo avvicinarci alle tematiche affrontate durante il corso e proporre dei temi che potessero essere coerenti con gli insegnamenti.
Quali aspettative avevate? Sono state soddisfatte?
VN. Le aspettative erano alte e sono state assolutamente soddisfatte. In particolare, sono rimasta piacevolmente stupita dall’approccio che hanno avuto gli studenti, un approccio di tipo consulenziale e maturo. C’è una forte consapevolezza di quello che è il mondo del lavoro, cosa che non mi aspettavo.
Qualche opinione a caldo sui progetti dei colleghi del secondo anno di CIMO? Cosa vi ha colpito maggiormente?
VN. Gli studenti partivano tutti da uno stesso livello perché quello che avevano imparato a lezione era lo stesso. È stato molto interessante vedere come rispondessero in modo diverso al brief e come avessero messo del valore aggiunto. Tutti hanno cercato di dare il loro quid aggiuntivo che ha diversificato moltissimo i diversi progetti. È stato interessante vedere come la partenza fosse la stessa ma l’atterraggio diverso. Il messaggio che abbiamo cercato di far passare è che conta molto quello che dici, ma conta molto anche come lo dici perché la presentazione aiuta a sottolineare i punti chiave che dovrebbero restare a chi ascolta.
Qual è il valore aggiunto che avete percepito da questo programma? Lo rifareste?
CB. Io direi di sì perché è bello interagire e confrontarsi. Nel momento in cui ci proponiamo per queste collaborazioni, vogliamo essere una palestra, vogliamo porci come un terreno di gioco su cui gli studenti possono esercitarsi, facendo riferimento a dati concreti e reali. Questo ci permette di portarci a casa delle conferme o anche degli spunti da cui partire. C’è parecchio interesse e motivazione a collaborare.
In che modo, secondo voi, questo programma può aiutare gli studenti in procinto di affacciarsi al mondo del lavoro?
VN. L’idea era di far confrontare gli studenti con quello che ci viene chiesto oggi. È stato uno scorcio sul mondo lavorativo e, in particolare, su quello che noi facciamo in Esselunga ogni giorno.
CB. È stata un’opportunità per mettere in campo le proprie conoscenze e di confrontarsi con degli interlocutori. Ciò permette di avere nel riscontro una consapevolezza, nella relazione un allenamento. È un allenamento non soltanto nella fase di ricerca e di analisi ma anche nella fase di illustrazione e di esposizione. Per questo motivo, tali esperienze possono aiutare per il futuro.