SEX AND THE CITY E LA REPUTAZIONE DI PELOTON

And just like that Peloton si ritrovò in balia del caos. Una frase che possiamo facilmente immaginare uscire dalla bocca di Carrie Bradshaw mentre, camminando per le sognanti vie di Manhattan, sorseggia un drink rigorosamente rosa e dà libero sfogo ai suoi pensieri.

Il reboot dell’iconica serie Sex and the City ci regala una preziosa lezione: la reputazione di un brand è sacra. Un valore intangibile in grado di influenzare profondamente le vendite. Il volto della marca impregnato nella mente dei consumatori. Una forza tanto vitale quanto fragile. E così, mentre milioni di telespettatori, ancora increduli, si univano al pianto disperato della protagonista, la reputazione di Peloton precipitava vertiginosamente, fino a schiantarsi.

Attenzione: spoiler alert. Sono bastati tre minuti. Mr. Big si sta allenando sulla cyclette Peloton. Percepiamo la sua fatica scandita dalla voce dell’istruttrice Allegra, che Carrie poche scene prima chiama (scherzosamente?) whore. Finisce l’allenamento. John fa in tempo ad aprire l’acqua della doccia prima di accasciarsi a terra colpito da un infarto fulminante. Big muore e il titolo Peloton perde l’11,3% in Borsa. Metauniverso è la parola dell’anno, eppure continuiamo a stupirci quando i confini tra il mondo reale e quello virtuale crollano. O forse cerchiamo di scappare dalla paura di una realtà sempre più contaminata e incontrollabile.

Una morte giustificata dallo sceneggiatore e creatore della serie Michael Patrick King come necessaria per riuscire a dare un’impronta significativa al revival, che è però costata all’azienda leader del mercato delle attrezzature sportive un duro colpo. Peloton ha affermato che per ragioni di riservatezza non gli era stato comunicato in che modo il suo marchio sarebbe stato utilizzato all’interno della serie. Ecco quindi la necessità di correre ai ripari, con una nota diramata dall’azienda in cui la cardiologa Suzanne Steinbaum precisa come non sia stata la sessione di allenamento a causare la scomparsa prematura del personaggio, bensì il suo stile di vita irregolare. Parlare chiaramente ai consumatori e rassicurarli dal punto di vista medico è stata la prima mossa messa in piedi dall’azienda per cercare di arginare una crisi ormai avviata.

Ma Peloton ha scelto di spingersi oltre fino a diventare il genio della lampada pronto a realizzare i desideri degli spettatori. And just like thatBig resuscita grazie a uno spot pubblicitario in cui Chris Noth torna per l’ultima volta a vestire i panni del seducente ricco newyorkese. Una pubblicità autocelebrativa, divertente, realizzata in 48 ore. Un tentativo di riprendere le redini della comunicazione. Tutto sembrava filare per il verso giusto fino a quando la rivista statunitense The Hollywood Reporter pubblica un articolo in cui accusa Chris Noth di molestie sessuali. Peloton si trova costretto a prendere le distanze dall’attore, rimuovendo lo spot e tutti i contenuti ad essi collegati.

E così, nel giro di una settimana Peloton si è ritrovata immersa in una doppia crisi reputazionale. Errori tattici o pura sfortuna? Forse solo la mancata consapevolezza dell’imprevedibilità che permea il mondo. Sorge spontanea una domanda: è davvero sempre necessario agire lasciandosi guidare dalla fretta? In un momento in cui è impossibile essere sempre presenti ovunque, forse la qualità e l’attenta pianificazione dei dettagli dovrebbero essere ripristinate dal bagaglio dei ricordi.

Noemi Melis