QUANDO GLI INFLUENCER FANNO POLITICA: IL CASO DISUMANO DI FEDEZ

Grande scalpore ha suscitato la “scesa in campo” da parte del rapper ed influencer Fedez per il lancio del suo nuovo disco Disumano, uscito il 26 novembre scorso. Fedez ha deciso di impostare la campagna di marketing per la sponsorizzazione del disco come una reale campagna elettorale con l’utilizzo di slogan politici e l’affissione di manifesti per le strade. Inoltre ha anche registrato un dominio internet ad hoc fedezelezioni2023.it per dare ancora più credibilità al messaggio. Come poi affermato dallo stesso rapper, la campagna elettorale era finta, una semplice mossa promozionale, ma dai più è stata interpretata come una vera e propria discesa in politica. 

Analizzare il fenomeno è interessante per comprendere perché questo sia avvenuto e soprattutto perché ha suscitato una tale credibilità. Innanzitutto occorre partire dalla figura stessa di Fedez, non nuovo a prese di posizione su temi politici di grande rilevanza e attualità, primo fra tutti il sostegno al Ddl Zan. Anche alla luce di questo impegno sociale, non è risultato così strano ed improvviso che decidesse di formare un partito. Molti ci hanno creduto veramente e molti forse hanno fatto finta di crederci perché era una notizia sensazionale da diffondere, avrebbe potuto suscitare un grande seguito. 

Inoltre, come ricorda Erasmo Silvio Storace, docente di Filosofia Politica all’Università dell’Insubria, l’annuncio di Fedez non si è discostato di molto dalle modalità di discesa in campo dell’imprenditore Berlusconi e del comico Grillo. L’Italia non era nuova a queste dinamiche ed è stato quindi facile rivestire di credibilità quella che si è rivelata essere una grande trollata. 

Un altro aspetto interessante da notare è come la partecipazione politica di personaggi famosi come influencer, cantanti, artisti in generale, sia cambiata nel corso del tempo ed abbia molta più incisività che in passato. Gli artisti oggi possono contare sull’utilizzo dei loro canali social come mezzo potentissimo di diffusione dei messaggi e su di una molteplicità di follower in linea con il loro pensiero. E’ noto come spesso gli influencer riescano a catalizzare l’attenzione su grandi tematiche sociali e siano in grado, magari persino prima della politica, di intercettare le tematiche che più stanno a cuore alla gente comune. Inoltre, vengono considerati opinion leader credibili, affidabili, con una buona reputazione che ne favorisce il seguito. Potendo contare su forti strategie di comunicazione e un forte engagement con il proprio pubblico sono in grado di incidere in profondità e stimolare il dibattito. 

Siamo immersi in quella che, da Lorenzo Pregliasco, viene definita “politica Netflix“, in cui i soggetti che operano non sono politici, anche se si espongono su tematiche politiche, costruiscono momenti di partecipazione on demand prendendo posizione su temi molto precisi, chirurgici, senza avere tuttavia un universo ideologico di riferimento. In una prospettiva come questa vi è il rischio di creare una forte polarizzazione sui temi politici, con una conseguenza negativa per i cittadini: quella di una frammentazione dei punti di vista e della perdita di una chiave di lettura più complessiva delle tematiche oggetto di dibattito.

Certo è che, data l’incredibile rilevanza che le figure degli influencer rivestono nel panorama attuale, una loro partecipazione non solo ad attività di promozione di prodotti, ma anche di sensibilizzazione su particolari tematiche, collaborazione a progetti sociali, sponsorizzazione di iniziative in campo sociopolitico, può essere cruciale e apportare incredibili vantaggi positivi. 

Detto questo, la politica non deve comunque abdicare al suo ruolo lasciando la comunicazione dei grandi temi e il dialogo con il pubblico agli influencer, ma anzi deve cominciare a comprendere l’importanza di produrre una buona comunicazione, incisiva sugli elettori, e assumersi la responsabilità delle scelte prese per il bene collettivo. Questo non esclude che la politica possa sfruttare le dinamiche comunicative utilizzate dagli influencer e, perché no, farsi anche aiutare da loro. 

Silvia Garbelli