LA RESILIENZA DELLA RADIO: GLI ITALIANI ASCOLTANO (E VEDONO) PIU’ PROGRAMMI RADIOFONICI

L’istituto di ricerca Censis ha da poco pubblicato un report che riguarda la radiovisione. Stando ai dati pubblicati, sembra che la radio non si sia fatta sorprendere dalla pandemia. La ricerca evidenzia, piuttosto, un boom di ascolti – sia in diretta che on demand. Insomma, la radio conferma la sua missione di intrattenimento e informazione, senza correre il rischio di perdere il suo pubblico.

Il successo della radiovisione non finirà con la pandemia. È questa la prima incoraggiante evidenza che proviene dalla recente indagine sulla radio del Censis. Secondo il report pubblicato lo scorso 18 marzo, il 48,2% degli italiani si è tenuto informato sull’andamento della curva pandemica proprio tramite le radio, e più del 30% ne ha usufruito almeno una volta al giorno. Nel corso del 2020, la maggior parte degli italiani è rimasto in casa e ha fatto un uso massiccio dei media, dai social network alle tv, dalle piattaforme streaming al mondo del gaming. Non tutti, però, hanno sentito parlare del massiccio consumo dei programmi radio – nei diversi formati (video o audio) e nei diversi supporti (in macchina, in mobile o nei pc). Le radio, infatti, sono state veicoli eccezionali dell’offerta di informazione e entertainment durante i momenti di isolamento domestico. Benché gli italiani siano stati fortemente limitati nei loro spostamenti (soprattutto durante il primo lockdown), essi hanno confidato molto nell’autorevolezza delle radio – a fronte del tristissimo overload informativo che ha invaso le piattaforme social e il web in generale (secondo l’articolo pubblicato dal Corriere della sera, il 2020 è stato “un anno di bufale”: le denunce per truffe e fake news ricevute dalla Polizia Postale sono cresciute del 436% rispetto all’anno precedente).

Se i dati Auditel confermano che durante il primo lockdown gli ascolti televisivi sono cresciuti del 37% rispetto allo stesso periodo del 2019, per le radio invece gli esperti avevano temuto un evidente rischio di collasso, visto che queste sono più generalmente fruite durante i viaggi in auto – destinati a calare a causa delle restrizioni.

Eppure, nonostante si temesse per il peggio, è avvenuta una forte accelerazione del processo di multicanalità, con diverse opportunità di fruizione di contenuti su device anche diversi da quelli tradizionali (ad esempio guardare le serie tv al pc piuttosto che alla tv, ascoltare le radio sulle app mobile piuttosto che in auto…).

Dalle radio alle visual radio: la transizione verso la radiovisione si fa veloce. I dati Censis, infatti, fanno ben sperare circa la tendenza visual delle radio, e evidenziano un vero e proprio boom di ascolti: oltre 41 milioni di italiani seguono programmi radiofonici. Di questi, 27 milioni usano anche dispositivi alternativi all’apparecchio tradizionale. Nonostante il calo del numero di ascolti da autoradio, infatti, si è registrato un incremento del +7% negli ascolti radio su altri dispositivi. Secondo la ricerca del TER (Tavolo Editori Radio S.r.l. – strumento di rilevazione e diffusione di dati d’ascolto radiofonico sul territorio italiano), gli ascoltatori televisivi dell’audio-radio sono cresciuti dell’8%, mentre gli spettatori della visual radio del 5,4%, a fronte di un +8,1% di ascoltatori da smartphone, rispetto al 2019.

Ciò che ne consegue da questi dati è la capacità resiliente del mezzo radiofonico, che nasconde il suo successo nella forza di sapersi reinventare, modificare, e sintonizzare sui nuovi stili di vita degli italiani.

Come si legge nel rapporto finale Censis, dunque, la radiovisione non è una mera “moda estemporanea né un espediente per fare audience durante la pandemia, ma rappresenta il futuro delle radio”, uno strumento esemplare che, nonostante la sua età ultracentenaria, ha la forza di ridefinirsi e di esaltare gli interessi del pubblico.

La radio, quindi, è e rimane un fenomeno di massa che è riuscito a rigenerarsi nel tempo.

E menomale, si potrebbe aggiungere.

Alessia Sabrina Natalino