Amato o odiato, elogiato o criticato, il Festival di Sanremo fa sempre parlare di sé. Che si tratti di valutare le canzoni, le esibizioni, gli outfit dei protagonisti, nelle 5 giornate dedicate al Festival nessuno si esima dall’esprimere il proprio giudizio. Nonostante l’atipicità di questa 71esima edizione di Sanremo, che non vede la presenza del pubblico in sala a causa della pandemia, le interazioni sul tema non sono comunque mancate, ma sono diventate ancora più digital.
Come si evince dalla raccolta dati di questi giorni, questo festival è stato in assoluto il più commentato della storia. I social che hanno generato il maggior numero di interazioni sono stati sicuramente Instagram con il 62% e Twitter con il 30% con una crescita rispetto all’anno passato rispettivamente del 30 e del 58%. Il pubblico più rappresentativo è quello della fascia tra i 24 e i 34 anni, ma anche i giovanissimi (18-24 anni) rappresentano un buon 40% del totale, numeri inconsueti per una televisione generalista il cui pubblico usuale è over 50.
Determinare se l’aumento delle interazioni social, così come delle visioni streaming, soprattutto di quelle legate alla generazione Z, sia dettato da un maggiore interesse o dalla forzata permanenza in casa è difficile da dirsi. Quel che è certo è che mai come quest’anno la new generation si è scatenata sulle reti social a colpi di meme, con apprezzamenti e critiche che non hanno riguardato solo le canzoni in gara, ma si sono concentrati anche su temi più ampi come il Covid, il femminismo, le questioni di genere, i pregiudizi (soprattutto dopo le performance di Achille Lauro). Complice di questa grande partecipazione attiva, probabilmente, anche la scelta di portare sul palco i big cantanti che appartengono essi stessi alla Generazione Z. Il legame tra molti di questi artisti e la nostra generazione non è solo anagrafico, ma è dettato anche dalla proposta musicale che segue i gusti contemporanei.
Anche per quanto riguarda la scelta degli ospiti invitati a partecipare al Festival, si è puntato su volti apprezzatissimi dagli under 30, come quello di Matilda De Angelis o di Elodie. Tutto questo ha certamente contributo ad alimentare tra i giovani un senso di appartenenza, che li ha mossi ad esprimere sostegno (o disappunto) per i loro “rappresentanti” sui social.
Andando oltre il soggettivismo dei gusti musicali, è indubbio che questo Festival abbia cercato di far parlare la “generazione del futuro” e di parlare con lei attraverso i nuovi strumenti digitali forse carpendo quanto, soprattutto quest’anno, la forza di questi ultimi sia impattante. Chissà che questo evento tanto sentito nel nostro Paese non possa diventare un esempio di incontro generazionale e di sguardi rivolti al futuro.
Sofia Contini