TikTok è una vera e propria app-rivelazione con cifre da capogiro: 7 miliardi di fatturato e un numero di utenti tale da scavalcare in breve tempo Snapchat e Twitter. In Italia è recentemente finito sotto i riflettori in seguito alla morte della bimba di Palermo. La piccola si stava filmando per prendere parte alla BlackOut Challenge. Un evento drammatico che ha causato l’intervento del Garante per la Privacy. Quali sono le accuse rivolte a TikTok? Ma soprattutto: come risponde la piattaforma?
L’età non è un vincolo per l’app cinese, tant’è vero che questa politica così aperta genera un costante ampliamento della community: ad agosto 2020 il numero di utenti nel mondo superava il miliardo. Cifre vorticose legate anche ad un facile accesso: non ci sono sistemi in grado di verificare l’età di un iscritto, quindi anche i preadolescenti possono registrarsi (ecco motivato il dilagare delle baby stars). Nel 2019 le autorità londinesi aprono un’indagine in merito: secondo Elizabeth Denham, Garante per la privacy nel Regno Unito, il sistema di messagistica consentirebbe di inviare contenuti senza filtri ai minori. Una notizia che allarma anche l’India, tanto da oscurare per un periodo la piattaforma.
Nel 2021 è il turno dell’Italia. Secondo il Garante, il social non tutelerebbe i minori e i recenti fatti di cronaca proverebbero quanto sia semplice aggirare il divieto d’iscrizione per gli under 13. Inoltre, il Gdpd si focalizza sulla scarsa accessibilità dell’informativa per la privacy: i più piccoli, non avendo competenze legali, accetterebbero inconsapevolmente le condizioni imposte.
Come risponde il social network? Piena collaborazione secondo Alexandra Evans di TikTok. La piattaforma di Bytedance sarebbe pronta a garantire il massimo livello di sicurezza per la community seguendo le linee guida imposte dal Garante. Campagne informative – una delle quali in collaborazione con Telefono Azzurro – e intelligenza artificiale, tante le soluzioni in gioco; intanto il 9 febbraio l’app ha bloccato tutti gli utenti italiani chiedendo nuovamente di inserire la propria data di nascita in modo da rimuovere gli user al di sotto dei 13 anni.
Questo primo passo getta le fondamenta per una maggiore tutela dei giovanissimi, ma rimane insufficiente: iscriversi immettendo informazioni fasulle rimane una via semplice e priva di ostacoli. L’assenza di un’effettiva verifica rende i provvedimenti in atto apparentemente utili, e, nella loro applicazione, vani. Tra le soluzioni più quotate vi è sicuramente l’inserimento del proprio documento d’identità, ma con una manovra del genere il social dovrebbe (realmente) dire addio ad una notevole quota di iscritti. Quanto è disposto a rischiare TikTok per salvaguardare i propri utenti?
Serena Curci