AMAZON VS THE PEOPLE

Il Santa Claus del Web sembra essere stato messo nella lista dei cattivi dai suoi stessi bambini. È da qualche anno ormai che le condizioni di lavoro dei dipendenti Amazon suscitano malumore; ed esso, con il lockdown, si è trasformato in indignazione

L’isolamento tra le nostre quattro mura, infatti, ha accelerato a dismisura il ritmo dell’incessante danza dei magazzini di Bezos in tutto il mondo, Italia compresa. E, a quanto pare, ormai molti impiegati non hanno più le forze necessarie per reggere questa pista da ballo. In alcune delle loro dichiarazioni hanno affermato di aver manifestato gravi problemi di salute, dall’infiammazione muscolare agli attacchi di panico, che li hanno spinti a rivolgersi ai sindacati o addirittura tribunali per chiedere all’azienda una maggiore tutela

Il colosso statunitense non avrebbe tuttavia accennato ad alcun cambiamento di registro. E anzi, durante questa insolita estate, Amazon ha parlato alle televisioni italiane proprio attraverso il volto dei suoi dipendenti

In uno di questi spot una magazziniera, Laura, manifesta la sua gratitudine per l’azienda, che le avrebbe permesso di rendersi produttiva dopo un lungo periodo di inattività: “Amazon è arrivato in un momento in cui era difficile trovare un posto di lavoro.” Anche Gianluca, il secondo protagonista di questa campagna, sembra essere dello stesso avviso e descrive il suo lavoro come un’opportunità di crescita personale donatagli nonostante l’abbandono da giovane degli studi. 

Ciò che Amazon sta comunicando è l’attribuzione di un’elevatissima importanza al valore della persona; in nessuno di questi spot si fa riferimento alla quantità e alla qualità del suo servizio. Non solo: le testimonianze divulgate, reali o inscenate che siano, dipingono l’azienda come un nobile benefattore, un filantropo, al limite del misericordioso. E questo, agli occhi di chi si ritiene danneggiato, è la vera grande beffa

Le proteste sono aumentate, e così anche gli scioperi e le battaglie legali. Insieme alla Germania e agli stessi Stati Uniti – due tra le aree in cui le vicende hanno provocato maggiore fervore – l’Italia continua a vedere l’emergere di dipendenti che accusano e pretendono maggiore sicurezza, oltre che un migliore salario

Amazon avrà convinto il pubblico? Nell’era dell’informazione è impossibile nascondersi dal consumatore critico e attento che abita i mercati di oggi, ed è fondamentale per la reputazione delle imprese mantenere la massima coerenza tra valori comunicati e comportamenti adottati.

Ma, forse, la domanda da porsi è un’altra: se le condizioni accusate da questi lavoratori fossero sempre più riscontrate e confermate, la sensibilità sociale sarebbe talmente forte e diffusa al punto da espropriare Bezos del suo primato, oppure lo scopino da bagno glitterato risulterebbe comunque un acquisto indispensabile tra i suggerimenti di Prime?

Melissa Dello Monaco