A 80 anni dall’uscita di ‘Rebecca, la prima moglie‘, film capolavoro di Alfred Hitchcock, ed adattamento del romanzo di Daphne du Maurier (1938), Netflix ne lancia una rivisitazione con ‘Rebecca‘, dalla regia di Ben Wheatley, ripercorrendone la trama seppur con differenze.
Monte Carlo. Una giovane dama di compagnia (Lily James) di una ricca signora entra in contatto con l’aristocratico Maxim de Winter (Armie Hammer), il quale ha perso la moglie da quasi un anno. Tra i due nascerà da subito un’intesa sconvolgente che porterà l’uomo a chiedere la mano della ragazza quasi immediatamente. Dopo aver trascorso la loro luna di miele immersi nella spensieratezza, dovranno tuttavia fare i conti con la vita vera e ricca di problemi, una volta arrivati nella proprietà di Maxim: l’immensa residenza Manderley. I giorni lieti e soavi sembrano svanire per far posto a giornate segnate dagli appuntamenti lavorativi del marito, dal ritmo serrato e dal poco tempo destinato alla coppia. Contemporaneamente la signora de Winter comincia a sentire il peso dell’ombra della defunta ex moglie del marito, Rebecca. La governante, non accettando questo nuovo matrimonio, non fa altro che ricordarne il nome, l’eleganza, la bellezza e l’intelligenza, screditando continuamente gli sforzi di adattamento della giovane appena arrivata nel nuovo ambiente a lei estraneo.
Attraverso tempi dilatati ed una cura minuziosa ne dettagli fotografici delle scene, il racconto procede sfruttando la curiosità della moglie che vuole far luce sui misteri legati alla morte poco chiara ed estremamente misteriosa del vecchio amore del marito. Ed è proprio in merito a questo argomento che i due registi, Hitchcock da una parte e Wheatley dall’altra, adottano strategie e costruzioni differenti: se nel primo la morte di Rebecca risulta un fatale ed imprevisto incidente, nel secondo sarà lo stesso Maxim a commettere l’omicidio volontariamente, sparandole nel ventre su invito della donna stessa. Da qui nascerà, perciò, una diversa delineazione della figura dell’uomo che, seppur in entrambi i casi vittima del sadismo e dei tradimenti ripetuti da parte della moglie, solo nel film di Wheatley si ritrova ad essere anche il carnefice, macchiandosi le mani di un terribile omicidio. Tuttavia, entrambe le costruzioni prevedono l’occultamento del corpo, per paura da una parte di essere accusato di un reato non commesso, dall’altra di dover affrontare un processo.
Questo segreto sarà rivelato da una conversazione tra marito e moglie proprio nel momento in cui la donna ormai si trova ad essere sempre più convinta di non essere amata e di non poter mai prendere il posto di Rebecca nel cuore di Maxim. Così, ora consapevole dell’accaduto e di quanto successo tra i due, decide di schierarsi fermamente dalla parte del suo uomo, dando un aiuto fondamentale per il suo scagionamento dall’accusa di omicidio.
Analizzando colori e scenografie del film, risulta evidente come anche questi seguano l’andamento del plot narrativo, adattandosi continuamente: se gli spazi della prima parte risultano ben illuminati e delineati da colori vivaci, nella seconda si possono notare stanze buie con dominanze cupe e tenebrose, utili a marcare in maniera più netta il cambio di tono della narrazione, segnatamente alla chiara metamorfosi della protagonista. Il finale ci presenta, infatti, una nuova signora de Winter che, per effetto delle sue ultime scelte si è trasformata in una donna forte e sicura di se stessa, perdendo così la sua innocenza ed ingenuità iniziale.