Il digitale ha moltiplicato l’accesso al sapere, ma il Coronavirus ha accelerato tale processo, sottolineando il compito delle istituzioni sanitarie di fornire informazioni sempre più chiare nei confronti dei pazienti-cittadini.
A questo proposito l’Università Cattolica ha organizzato un webinar, aperto a tutti gli studenti delle facoltà di Lettere e Filosofia, sulla comunicazione sanitaria e sugli strumenti digitali dell’ospedale. Durante il workshop, moderato dalla professoressa Elisabetta Locatelli, è stato possibile partecipare all’interessante testimonianza di Isabella Ferrari, responsabile Marketing e Comunicazione dell’Istituto Auxologico Italiano per capire quanto sia importante il ruolo della comunicazione sanitaria e quali sono i requisiti professionali necessari.
Durante il lockdown, il tempo trascorso a casa è aumentato sempre più insieme alla necessità di capire che cosa accadesse all’esterno. Per far fronte a questa emergenza, diverse realtà sanitarie si sono accorte di quanto sia essenziale sfruttare tutte le opportunità del digitale, per mantenere un contatto vicino e costante con i propri pazienti.
Internet ha ridotto sicuramente problemi di “asimmetria informativa” tipici tra il medico e il paziente, in quanto da una parte il primo possiede un sapere specialistico talvolta non compreso da tutti, dall’altra il paziente cerca di comprendere i propri sintomi e trovare soluzioni al suo problema, facendo diverse ricerche online.
L’Istituto Auxologico Italiano, come altre realtà sanitarie, ha strutturato un preciso piano editoriale, per fornire informazioni tramite social e sito ufficiale sui servizi attivi e su quelli temporaneamente sospesi con aggiornamenti in tempo reale. I cittadini sono stati e vengono tuttora informati su come prevenire l’infezione da Coronavirus e su alcuni consigli per conviverci senza trascurarsi, attraverso info-grafiche e brevi video.
Fare storytelling all’interno dei reparti dell’ospedale si rivela una strategia molto efficace, coinvolgendo medici in prima linea e infettivologi, raccogliendo video-testimonianze di infermieri e cardiologi. A questi si aggiungono profondi gesti di gratitudine condivisi sui social, come il murale dello street artist Lapo Fatai realizzato per l’Ospedale San Luca a Milano, come simbolo di una lotta di coraggio e sacrifici contro il Coronavirus.
Una comunicazione del tutto diversa è quella del Gruppo San Donato, che ha mirato verso una comunicazione più smart con un uso sapiente della grafica e del copy, in modo da ingaggiare anche un pubblico giovane, ma prendendo spunto anche dall’attualità. Questo non esclude la possibilità di coinvolgere anche influencer e divulgatori specializzati, come ha scelto di fare la Fondazione AIRC, comunicando sui social direttamente con gli utenti.
Un ultimo consiglio di Isabella Ferrari per tutti coloro che vogliono intraprendere una carriera nella comunicazione sanitaria, riguarda la capacità di essere curiosi e creativi, ma anche sensibili ed empatici. Non basta studiare la comunicazione sulla salute dal punto di vista dei media e delle istituzioni, ma è necessario conoscere il settore sanitario sia per quanto riguarda le dinamiche sia per il tipo di linguaggio utilizzato.
La pandemia ci ha colto di sorpresa, cambiando improvvisamente tutto ciò che prima veniva dato per scontato e modificando le dinamiche interne di numerose aziende, rivalutando tutte le opportunità che il digitale ci offre per favorire soluzioni innovative. Ora ci chiediamo se questa situazione di emergenza non sia invece la nostra possibilità di migliorare davvero. Se tali decisioni non fossero più solo scelte temporanee, ma la soluzione a tanti problemi prima poco considerati, quanto sarebbe importante il ruolo del comunicatore sanitario in futuro?