Immagini buie e malinconiche accompagnano la narrazione dell’ultimo film di Todd Haynes alla scoperta dell’avvocato che divenne il peggior incubo della DuPont.
È un articolo del 2016 scritto sul New York Times da Nathaniel Rich a tracciare le fondamenta di Cattive Acque, film del 2019 diretto da Todd Haynes che riporta la storia di Robert Bilott, l’avvocato che avviò negli anni ’90 il procedimento giudiziario contro DuPont, l’azienda chimica responsabile di aver causato gravi danni all’ambiente e alle persone. Il giornalista definì l’avvocato “un vero incubo” per l’azienda per via della lunga battaglia che intraprese nei loro confronti e per la perseveranza con la quale la portò avanti.
Bilott, interpretato da Mark Ruffalo, lavorava come avvocato specializzato nella difesa di aziende chimiche ma le sue certezze vennero messe in discussione dall’incontro con un contadino della West Virginia che si rivolse a lui per indagare sulla morte del suo bestiame. Si scoprì infatti che nelle vicinanze della sua fattoria si trovava un fiume contaminato di sostanze tossiche che arrivavano da una fabbrica di proprietà della grande azienda chimica DuPont, la quale usava quei corsi d’acqua per smaltire il PFOA, un acido sintetico estremamente nocivo. Si parlò allora dello scandalo del Teflon, materiale che ricopriva una buona percentuale di pentole distribuite a livello internazionale, e fu proprio il meticoloso lavoro di cui si occupò l’avvocato a far emergere le macchinazioni dietro la potente azienda, volte sopratutto ai guadagni.
L’immagine di Robert Bilott che traspare dal film non è quella di un eroe bensì quella del classico uomo medio, dedito alla sua occupazione, che cerca di portare avanti ciò in cui crede anche se ciò vuol dire, alle volte, dover penalizzare invece il rapporto con la famiglia. Le ore passate sul caso sono state infatti sottratte al tempo dedicato ai figli e alla moglie, interpretata da Anne Hathaway, la quale nonostante i momenti più difficili decide comunque di restare al suo fianco.
Arrivato nelle sale italiane alla fine di febbraio, Cattive Acque è riuscito a conquistare il pubblico con i suoi toni di inchiesta intervallati da lunghe sequenze di riflessione, volte quasi a voler mettere in pausa le vicende per permettere allo spettatore di pensare all’accaduto. Vent’anni di lotte e scontri giudiziari, non ancora terminati, echeggiano sino ai titoli di coda e invitano ad una presa di coscienza consapevole.
Chiara Monselice