EMILY IN PARIS: OLTRE L’APPARENZA!

Paesaggi mozzafiato e outfit alla moda. Emily in Paris non è solo il racconto di una frizzante avventura parigina ma una vera e propria guida alla social media strategy.

La serie del momento Emily in Paris racconta l’avventura di una energica esperta di marketing americana catapultata nel romantico ma altrettanto ostile ambito lavorativo francese. Filo rosso della narrazione sono da subito i social media, con particolare riferimento ad Instagram, che permettono alla serie tv di inserirsi perfettamente nell’attuale contesto di riferimento.

Vista da un’altra prospettiva, nell’iniziale antifonia tra la giovane americana e l’agenzia di comunicazione francese, la serie sembra raccontare una consolidata quanto attuale dicotomia di pensiero del mondo comunicativo. Da una parte vi è la protagonista che comprende e sostiene il potenziale dei social media come strumento di comunicazione e influenza, dall’altra vi la diffusa resistenza al cambiamento impersonificata dal team francese. La serie ci accompagnerà sempre più verso una progressiva e crescente comprensione e inclusione di tali strumenti di comunicazione.

Il contesto di riferimento di Emily è il mondo del luxury, dell’influencer marketing e delle prestigiose case di moda, ma le media strategies messe in atto sono molto generaliste e applicabili in qualsiasi altro contesto.
Tema centrale della serie è l’engagement, il coinvolgimento, nonché tra i più importanti obiettivi del mondo della comunicazione attuale. Emily ci ricorda costantemente in ogni episodio che il potenziale dei social media sta proprio nella possibilità di interagire e includere il cliente nel processo di creazione e promozione del prodotto: ogni episodio si sviluppa infatti sempre con un’iniziale sfida che la protagonista riuscirà ad affrontare reinventando costantemente nuovi modi di ingaggiare.

Accanto all’importanza dell’engagement vi è poi il personal branding. Emily è unica proprio perché coerente e rilevante sui proprio social network, in particolar modo nel raccontare il suo amore per Parigi. La protagonista si costruisce così una personalità che le permetterà pian piano di essere considerata una vera e propria influencer, ricordandoci che originalità e tone of voice premiano.

La serie, però, ci mostra spesso una versione troppo generalista e semplicistica della professione: nessun episodio sembra mai far riferimento al lavoro di analisi che precede lo sviluppo della strategia, mentre benchmarking, monitoraggio di metriche e obiettivi non vengono mai menzionati. Personalità e creatività del singolo – in questo caso Emily – troppo spesso sovrastano la dimensione del team working essenziale nel reale mondo della comunicazione.

In conclusione, Emily in Paris ha generato molte opinioni contrastanti su come i social media e il tema del marketing siano stati rappresentati. Da un lato abbiamo la richiesta di maggior fedeltà alla realtà e maggior qualità nella trattazione dell’argomento, d’altro però la sua semplicità potrebbe essere un punto di forza per far comprendere, anche a chi è terribilmente scettico, il ruolo cruciale che ricoprono oggi i social media.

Giovanna Nitti