Halloween non è poi così lontano, l’autunno e la pioggia di ottobre si fanno già sentire, quale modo migliore se non intrattenersi con una misteriosa serie Tv thriller-drammatica?
Ratched è una nuova serie Netflix, uscita il 18 settembre scorso, basata sul romanzo del 1962 Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kessey. Il romanzo, così come anche la serie Tv, vuole denunciare l’istituzione psichiatrica, che ancora oggi in alcuni paesi rappresenta una realtà drammatica. Più in generale, rappresenta una critica ai sistemi impositivi e alle mentalità chiuse e retrograde.
La serie è ambientata nel 1947 in California e si apre con una scena di un rito religioso, infatti è da qui che tutto inizia a prendere una piega insolita, guardata con gli occhi di una figura misteriosa, che solo successivamente diventerà la ragione di tutte le azioni della protagonista, Mildred Ratched, da cui la serie prende il nome.
Dopo la messa veniamo trasportati all’interno della casa canonica, dove i religiosi stavano finendo di cenare e parlano dei progetti per la sera. Alcuni usciranno per andare al cinema, ma padre McMurtry decide di rimanere a casa. Di lì a poco la tragedia. La figura misteriosa, infatti, si addentra con una scusa nella casa canonica, ed uccide prima padre McMurtry, e successivamente, gli altri padri e il Monsignore, accusandolo di essere suo padre e di averlo abbandonato. Resta in vita solo uno dei preti, che rimane nascosto sotto il letto ed assiste alla brutale scena.
Veniamo quindi portati effettivamente all’interno della trama e vediamo il killer dei quattro preti, Edmund Tolleson, essere portato nella clinica psichiatrica di Lucia, gestita dal visionario e intraprendente Dott. Hanover. Intanto, l’infermiera Mildred Ratched giunge in California per entrare a far parte del team di infermieri che lavorano nella clinica psichiatrica, convinta di riuscire ad acquisire sempre più potere nel sistema e raggiungere il suo reale obiettivo, ovvero salvare Edmund, suo fratello acquisito.
All’interno della serie, pian piano scopriamo che ogni personaggio, buono o cattivo che sembri, nasconde in realtà una un’anima ambigua e macabra, dettata da un passato difficile o da accadimenti drammatici. I personaggi rappresentano stereotipi ancora presenti nel mondo odierno, soprattutto negativi, come la vedova estremamente ricca, il ragazzino viziato, i bambini orfani maltrattati; ma anche positivi come l’infermiere coscienzioso, l’amore fraterno e l’assistente sociale compassionevole.
Sono molto presenti anche tematiche che oggigiorno sono ancora oggetto di dibattito, come l’omofobia: infatti, la stessa protagonista Mildred, dopo una serie di abusi e spinta a sopportare azioni crudeli, o forse semplicemente per sua natura, si scopre essere lesbica e trova l’amore nella segretaria del governatore: una donna tutta d’un pezzo, indipendente e forte, che porta Mildred in luoghi segreti per trascorrere del tempo insieme, poiché all’epoca l’omosessualità era trattata come una malattia mentale.
Viene mostrata una panoramica di tutte le fragilità e insidie umane, raccontando del perché nascono e di come potersene in qualche modo liberare, anche in maniera piuttosto cruenta. Mildred, come anche gli altri personaggi, custodisce i propri demoni e in tutti gli episodi si gioca sull’effetto sorpresa, in cui in realtà nessuno è ciò che sembra.
Una serie all’American Horror Story (tant’è che l’ideatore è lo stesso) o anche simile alle narrazioni dei film di Tim Burton, che mantengono nelle scene colori cupi sia di giorno che di sera. Solo i colori dei vestiti di Mildred e delle altre infermiere risultano essere vivaci e quasi stridenti rispetto al resto dei toni utilizzati. Una serie che lascia un finale totalmente aperto e che suggerisce l’uscita di una seconda stagione.
Andrea Floriana Barattucci