«We need new oxygen to allow this complex system to be reborn.» È con queste parole che Alessandro Michele, il 25 maggio si è espresso ai suoi collaboratori nel suo studio romano. Viene fuori per l’ennesima occasione la sua anima dirompente. Una testa brillante, vogliosa di cambiamenti in un mondo fatto di dettami canonici.
Il direttore creativo di Gucci è forte nel sostenere che esiste solo un modo per fare tutto questo, ridurre lo “show schedule”. Unendosi al coro dei marchi che si sono esposti a favore di un reset post Covid-19, il brand ha annunciato che ridurrà il numero di show tenuti ogni anno, nello specifico la riduzione riguarda la “sfilata cruise”, comportando una contrazione del numero da 5 a 2.
Elimina inoltre la distinzione tra men’s wear e woman’s wear, scelta delineata già un anno fa con l’introduzione del primo profumo al mondo “privo di sesso” nella sua linea beauty, ma non solo Michele ritiene superfluo anche l’appellativo delle stagioni, autunno/inverno e primaversa/estate. Avevano ragione le nonne quando allora dicevano “non esistono più le stagioni”.
Prima di lui, altri brand di lusso famosissimi nel mondo della moda si erano espressi in relazione ai cambiamenti da impostare nelle loro produzioni: primo tra tutti Saint Laurent che seguirà un proprio calendario nelle sfilate, segue Dries Van Noten, che addirittura bloccherà del tutto le proprie sfilate fino al 2021, ed in ultimo, ma non per importanza, il nostro amatissimo Giorgio Armani che combinerà le sfilate uomo/donna da tenersi nel mese di settembre ed ha inoltre deciso di tenere la sfilata della “Couture Week” presso la città di Milano, piuttosto che attenersi alle leggi non scritte della moda, che contrariamente la stabiliscono a Parigi.
Alessandro Michele però è il primo ad assumere delle decisioni definitive che prescindono persino dal cigno nero. «I will abandon the worn-out ritual of seasonalities and shows to regain a new cadence, closer to my expressive call», queste sono alcune delle parole tratte dal diario di Michele intitolato Notes from the silence.
Il lockdown ha avuto un risvolto del tutto positivo per lo stesso direttore creativo, lui stesso lo ha definito come il tempo mai avuto a disposizione per far punto sulla propria carriera, la sua creatività, il futuro del brand e della compagnia in generale. Una decisione che calza a pennello con l’attuale situazione. È forse giunto il momento.
Il costo che le case di moda sostengono per dare vita all’universo delle sfilate è cospicuo ed anche in crescita. Meno settimane della moda sarebbero sicuramente più sostenibili, non solo da un punto di vista di costo umano ma anche di costo ambientale.
Nonostante il suo essere così filosofico, Alessandro Michele non si ritiene però un anarchico, forse solo un innovatore, qualcuno che crede realmente nel cambiamento positivo.
Gucci sotto la sua guida si dimostra oggi il marchio più influente che la moda ha conosciuto almeno negli ultimi cinque anni. Abbracciando dapprima la filosofia dell’inclusività di genere, esponendo poi la selvaggia visione emotiva del designer, non sarà quest’ultima la mossa dello scacco matto? Ai posteri l’ardua sentenza.
Greta Coccia