<<Così ogni sera, dovunque si trovasse, alle nove in punto il ragionier Bianchi chiamava al telefono Varese e raccontava una storia alla sua bambina. Questo libro contiene appunto le storie del ragionier Bianchi.>>
Gianni Rodari immagina in questo modo la nascita di Favole al telefono, la raccolta di storie più celebre del giornalista e scrittore che per anni ha vagato in giro per l’Italia e che continua a vagare per gli scaffali di ogni libreria.
La vita.
Nato il 23 ottobre 1920 a Omegna (Novara), Gianni Rodari si è dedicato per buona parte della sua la vita alla scrittura per l’infanzia. Formatosi come insegnante, ha intrapreso la carriera da giornalista, che lo ha portato a lavorare tra gli altri per «L’Unità», per il settimanale illustrato per ragazzi «Il Pioniere» e per «Paese Sera». Proprio in veste da giornalista, scopre la sua vocazione per le filastrocche e per le storie per i più piccoli, delineandosi subito come uniche nel loro genere, essendo, secondo la giornalista Ada Gobetti, la “felice fusione di poesia e pedagogia”. Infatti, Gianni Rodari non emerge solamente come scrittore per bambini, ma anche come educatore e pedagogo. In Grammatica della fantasia (1973), suo unico testo teorico e non narrativo, offre al mondo scolastico (e non) un insegnamento su come l’umorismo e lo stravolgimento del linguaggio siano materia prima per la creatività e per l’apprendimento infantile. Unico vincitore italiano di quello che viene considerato il “Nobel” della narrativa per l’infanzia, il Premio Hans Christian Andersen, nel 1970, Gianni Rodari muore a Roma il 14 aprile 1980.
Favole al Telefono.
Le favole che compongono la raccolta edita e pubblicata da Einaudi nel 1962 vedono come narratore un immaginario ragionier Bianchi che deve conciliare la sua vita lavorativa, che lo porta lontano da casa per tutta la settimana, e una figlia piccola, che non riesce a trovare sonno senza che le venga letta una storia. Un possibile alter ego di Gianni Rodari stesso che trova nell’accostare il mondo delle favole al mondo tecnologico la giusta soluzione per i suoi “problemi”. Così ogni sera, per qualche minuto a causa dei costi della linea telefonica, raccontava una fiaba alla sua bimba, raccontando di “Alice Cascherina, che cascava sempre e dappertutto” o di Giacomo di cristallo, un bambino trasparente che non può mentire senza farsi scoprire, o di un naso che scappa dal suo padrone. Il genere narrativo si presta molto bene alla volontà di Rodari di conciliare, come il papà ragionier Bianchi, il momento di gioco e di ilarità, tramite situazioni paradossali e comiche, con il momento educativo, fornendo piccoli insegnamenti come lo scopo della morale della favola vuole.
Divenuto ormai un pilastro della letteratura per l’infanzia, non esaurisce i suoi insegnamenti se letto anche dagli adulti.
Fondazione Teatro della Toscana.
Al tempo del Covid-19, dal 21 marzo alcune Favole al telefono sono lette da Stefano Accorsi, attore e neodirettore artistico del Teatro della Pergola di Firenze, gestito dalla Fondazione Teatro Della Toscana. Le favole vengono pubblicate come IGTV sul canale Instagram dell’attore e sul canale YouTube del teatro, insieme ad altre storie che tanti artisti in questi mesi hanno letto. Un modo brillante di arrivare nelle case, di poter continuare a raccontare e a far vivere storie come il teatro ha sempre fatto, a grandi e piccini.
A quasi 100 anni dalla sua nascita, Gianni Rodari continua ad aiutarci nella difficile impresa di educarci alla cultura, al bello e al ridere pedagogico. Come nell’ultima favola al telefono, Storia Universale, oggi ancora continua a dirci che “agli errori più grossi si potè rimediare. Da correggere, però, ne restano ancora tanti: rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti.”
Silvia Resteghini