UNA GUERRA DI…PAROLE. IL BOMBARDAMENTO MEDIATICO ALL’EPOCA DEL COV-19

Secondo il filosofo francese Paul Ricœur, le metafore servono per descrivere una nuova realtà ma, al tempo stesso, finiscono anche per crearne una nuova: questo è ciò che sta succedendo con la pandemia di Cov-19. Le parole sono uno strumento estremamente potente, in grado di manipolare e plasmare la realtà per come essa sia, influenzando il nostro modo di pensare e di agire.

Utilizzare il discorso come veicolo di ideologie non consiste in un’innovazione dell’epoca nella quale stiamo vivendo ma è stato uno strumento fondamentale all’interno dei totalitarismi che, attraverso esso, riuscirono in buona parte ad impostare un ordine sociale basato sulla paura. Il ricorso al gergo militare trova giustificazione nel suo potere di mobilitazione in quanto, da un lato, sia in grado di rafforzare l’alleanza tra individui appartenenti ad una specifica categoria o nazione ma, dall’altro, sia uno strumento finalizzato a giustificare politiche d’emergenza, incoraggiando la popolazione ad accettare i sacrifici imposti da una politica superiore in modo da raggiungere un obiettivo comune. Ma è davvero questo ciò di cui il popolo ha bisogno?

A questo virus sono stati attribuiti numerosi appellativi, tra i quali quello poco felice di “Virus Cinese”, epiteto utilizzato, probabilmente per paura, in modo da attribuire ad altri una colpevolezza che, nella realtà, non può e non deve essere attribuita ad alcuno. La conseguenza peggiore riguardo il ricorso continuativo al discorso bellico potrebbe proprio essere quella di mettere i cittadini l’uno contro l’altro, creando un clima di sospetto e rifiuto in un momento in cui, invece, sarebbe lecito incentivare la collaborazione e la solidarietà (puoi approfondire QUI http://www.vita.it/it/article/2020/03/26/la-viralita-del-linguaggio-bellico/154699/)

Molto esplicativa, da questo punto di vista, si presenta la seguente affermazione di Sontag:

“Nessuno ci sta invadendo. Il corpo non è un campo di battaglia. I malati non sono né le vittime né il nemico. Noi – la scienza medica, la società – non siamo autorizzati a passare al contrattacco con qualsiasi mezzo… E per quanto riguarda la metafora in questione, quella militare, io direi, se mi è concesso parafrasare Lucrezio: rendetela a chi fa la guerra.”

Martina Allegri