Un combattente bello e impossibile, mostri deformi e pura magia: sono le componenti di The Witcher, una delle più recenti produzioni targate Netflix.Distribuita a partire dal 20 dicembre 2019, la trama si basa sul ciclo dei romanzi di Geralt di Rivia, scritti dall’autore polacco Andrzej Sapkowski tra 1990 e 2013, ma il nome non suonerà nuovo neppure agli appassionati di videogiochi: negli anni la saga letteraria è stata infatti declinata più volte in chiave videoludica, raggiungendo un’incredibile popolarità.
In questo universo narrativo è Henry Cavill ad interpretare Geralt di Rivia, uno strigo (witcher nella versione originale), ovvero un cacciatore di mutanti e quindi una figura piuttosto controversa: il suo compito è quello di spezzare maledizioni e uccidere mostri pericolosi, ma la natura stessa di mutante insita in ogni strigo è fonte di paura e disprezzo nella gente comune.
Noto anche come Lupo Bianco a causa delle mutazioni che hanno reso argentei i suoi capelli, Geralt si muove in una realtà tormentata e intrisa di magia in cui si mescolano diverse razze – tra le quali uomini, elfi, nani e driadi – la cui convivenza è tutt’altro che pacifica. La sua natura fredda e apparentemente cinica lo rende un protagonista davvero singolare: nella serie viene rimarcato spesso il fatto che i witcher non possano provare le stesse emozioni degli uomini e Geralt – incline a scegliere “il male minore” e a professarsi neutrale in molte situazioni, con una propria bussola morale – dimostra a volte di avere un buon cuore, ma di non rappresentare alcuna eccezione a questa regola. Lo spettatore dunque partecipa sì alle sue avventure, ma inizialmente lo fa con un certo distacco, senza poter empatizzare realmente con lui.
Assai più coinvolgenti ed emotive si rivelano le vicende delle due co-protagoniste: Yennefer (Anya Chalotra), maga dalla bellezza ultraterrena – ma straordinariamente umana nella propria avidità – che sacrifica ogni cosa lungo la strada per ottenere il potere, e Cirilla (Freya Allan), portatrice di un’eredità misteriosa e principessa di Cintra, un regno decaduto. Le storyline di Geralt, Yennefer e Cirilla sembrano sfiorarsi più volte senza mai intrecciarsi davvero, tuttavia i loro destini sono indissolubilmente legati: “Proverai a fuggire dalla ragazza nel bosco, ma non potrai farlo: lei è il tuo destino” è il mantra che viene ripetuto quasi ossessivamente nell’episodio pilota.
Potremmo dire che The Witcher sia pretenziosa, nella duplice accezione di non essere immediata e nel presupporre che lo spettatore possegga una conoscenza pregressa delle dinamiche della saga. La serie infatti ci catapulta immediatamente nelle avventure di Geralt e nelle complicate vicende di un mondo sull’orlo di una guerra, rendendo difficile orientarsi tra linee temporali e storyline differenti. Se da un lato questo può scoraggiare quella parte di pubblico alla ricerca di qualcosa di più facilmente fruibile, almeno nei primi episodi, con il procedere della storia la confusione si dipana e tutto s’incastra alla perfezione.
L’ambientazione fantasy medievale dello show ha fatto sorgere un paragone spontaneo con Game of Thrones, la serie fantasy per eccellenza, eppure a ben guardare le differenze tra le due sono notevoli. Dalle tinte indubbiamente più dark rispetto alla saga ideata da George Martin, The Witcher è un mondo a sé, in cui gli intrighi di corte rimangono sullo sfondo, l’elemento magico è preponderante e molto più spazio viene dato a scene di combattimento e guerra, seppur non manchino momenti più leggeri.
Per ora è disponibile soltanto la prima stagione, ma la seconda è già stata confermata per inizio 2021 e si rumoreggia che ne seguirà una terza. Stay tuned!