Se facessimo un’indagine su suolo italiano (ma non solo), quasi certamente ogni intervistato saprebbe di cosa si parla quando si nomina il Covid-19, ma quello che forse non tutti sanno è che si tratta della prima pandemia che la società post-industriale si trova a vivere, dove ogni ambito del vissuto, finanche la malattia, è costretto a fare i conti con la tecnologia e i mezzi di comunicazione.
Notizie, aggiornamenti, gruppi Facebook, fake news, catene di messaggi e molto altro scandiscono la quotidianità dei cittadini, permettendo loro di rimanere sì informati, ma anche di incorrere in notizie false, provocando inutili allarmismi o addirittura vere e proprie gogne social. È per questo che la tecnologia è ritenuta a suo modo responsabile della diffusione del virus.
Tuttavia, basta guardarsi intorno per capire che non è sempre tutto bianco o nero e che anche il digitale, a modo suo, sta offrendo numerosi strumenti per affrontare questa emergenza. Negli ultimi giorni infatti, influencer, ambassador e celebrità varie, solitamente accusate di agire solo per “business”, hanno dato vita a enormi campagne di crowdfunding: l’idea è partita da Chiara Ferragni e Fedez e ha poi generato una reazione a catena in tutta Italia con l’obiettivo di raccogliere fondi per rafforzare le terapie intensive degli ospedali italiani, quasi al collasso. Certo, c’è chi obietta che avrebbero potuto donare attingendo dai loro fondi piuttosto che chiamare il popolo in causa, ma il senso di appartenenza e di consapevolezza che essi hanno generato nei cittadini, riscopertisi desiderosi di fare qualcosa per aiutare la propria patria, a volte conta di più del mero valore economico.
Inoltre, numerose sono anche le soluzioni digitali che cercano di far compagnia alla popolazione in questo momento in quarantena, cercando di offrire metodi alternativi e più facili da seguire per tenere dei comportamenti corretti. Ad esempio, dall’Inghilterra arriva Wash your lyrics: si tratta di un sito che permette di lavarsi le mani a tempo di musica, scegliendo una canzone a proprio piacimento e ricavandone un poster da stampare e attaccare sul lavandino, dove ogni frase corrisponde ad un preciso movimento nel lavaggio delle mani. O ancora, il sito DoNotTouchYourFace.com che, attraverso l’attivazione della webcam, rileva quando l’utente tende a toccarsi il viso (comportamento da evitare per la diffusione del virus), richiamandolo con un sonoro NO! e una schermata rossa. Certo, non sono iniziative indispensabili e non possono essere minimamente paragonate al lavoro di medici ed infermieri, ma rappresentano uno svago e allo stesso tempo un modo diverso di fronteggiare il problema.
Infine, oltreoceano ha avuto grande eco l’idea di Bill Gates, che tenta di fermare la diffusione dell’epidemia in un paese dove la sanità è privata e la stragrande maggioranza della popolazione non può permettersi di effettuare un tampone: con la propria Fondazione sta infatti finanziando un progetto per distribuire dei kit per testare la positività al virus a Seattle, epicentro della diffusione, stimando di riuscire ad effettuare fino a 400 test al giorno. Ancora una volta, la filantropia di questo gigante della tecnologia al servizio di tutti!
Anna Angona