Se una notte d’inverno un viaggiatore è un romanzo del 1979 di Italo Calvino. Non è fra i suoi lavori più letti, anche se rappresenta un unicum. Viene spesso usato come esempio, nei settori specialistici, per alcune sue caratteristiche difficilmente riscontrabili in altri romanzi a livello mondiale. Oggi ne parleremo insieme.
La produzione di Italo Calvino è vastissima non solo a livello numerico, ma anche (e soprattutto) a livello tematico e di genere. Il Calvino del Sentiero dei nidi di ragno non è lo stesso del Visconte dimezzato e si trova in un altro universo ancora rispetto a quello delle Cosmicomiche. Il primo dei romanzi che ho citato l’abbiamo letto quasi tutti (probabilmente in un ambito scolastico); il secondo sicuramente lo conosciamo, ma già perde qualche lettore; sul terzo mi sbilancio e dico che molti non ne conoscono nemmeno l’argomento. La conclusione a cui voglio arrivare è che questo autore ha tanti volti quante sono le sue opere.
Arriviamo a Se una notte d’inverno un viaggiatore. È un romanzo che fa parte dell’ultima fase letteraria dell’autore (che infatti morirà sei anni dopo), insieme a Palomar e ad altri lavori. La suddetta fase è quella che, sinteticamente, possiamo definire come metafisica e metanarrativa, nonché altamente sperimentale. Non a caso è quella meno “popolare” e più di nicchia. A parer mio, però, non bisogna escluderla a priori. Se Palomar è obiettivamente un lavoro complesso su cui, a distanza di anni dalla lettura, io mi sto ancora interrogando, l’opera del 1979 è alla portata di qualsiasi lettore (armato però di pazienza e di attenzione).
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. […] Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato”. L’incipit di cui ho dato un estratto molto breve è famosissimo e tutti, prima o poi, l’abbiamo incontrato, nelle librerie, a scuola, in una citazione, senza magari saperne con esattezza la provenienza. Alla domanda “Cos’è la metanarrativa?” si può tranquillamente rispondere leggendo questo brano. Calvino usa il “tu”: si rivolge proprio a te che stai leggendo dandoti delle indicazioni su come farlo e questo è straordinario. La difficoltà della scrittura in seconda persona è altissima, e infatti le opere scritte con questa modalità si contano sulla punta delle dita. L’ha fatto Melville scrivendo “Chiamatemi Ismaele” e pochi altri!
La storia che viene narrata è quella di un Lettore (questo è il nome che gli viene dato) che inizia un libro dal titolo Se una notte d’inverno un viaggiatore e che per dieci volte viene interrotto da situazioni assurde senza riuscire più a ritrovare la sua lettura originale. Allora Calvino pensa bene di scrivere dieci incipit totalmente diversi fra loro (all’interno della struttura più generale del romanzo) in cui si imbatte il protagonista. Capisco che, spiegato, possa suonare piuttosto astruso, ma vi assicuro che questa è la definizione di genio. L’opera in questione è l’emblema del virtuosismo e del gioco intellettuale, che non diventano però una barriera d’ingresso per il pubblico, in quantoaccompagnate da una storia avvincente, che riflette sul mondo della lettura in maniera lucida e a tratti disincantata. Spero che questa breve presentazione sia bastata per convincere anche te, Lettore, ad aprire Se una notte d’inverno un viaggiatore.