Giorgia Lupi, information designer italiana che lavora a New York, ha appena firmato una capsule collection con il marchio & Other Stories realizzando degli abiti che, attraverso i dati, raccontano la storia di tre grandi donne. Il progetto si inserisce perfettamente nel concetto di Data Humanism teorizzato dalla stessa Lupi.
Probabilmente conoscerete Giorgia Lupi per il progetto Dear Data, che dal 2016 si trova al MoMA di New York. Dear Data consiste in una serie di cartoline che Giorgia Lupi e la sua amica Stefanie Posavec si sono scambiate in un anno, tra New York e Londra.
In ogni cartolina rappresentavano, attraverso i dati, la loro vita quotidiana, ad esempio hanno raccolto quante volte in una settimana guardavano l’ora, le loro abitudini alimentari, i suoni del vicinato. Per arrivare poi a raccogliere, e rappresentare, anche sensazioni ed emozioni, come ci racconta la stessa Lupi in uno suo TED Talk: «Stefanie ed io abbiamo trascorso un anno raccogliendo dati manualmente per costringerci a focalizzarci sulle sfumature che i pc non colgono, o almeno non ancora, usando dati per esplorare le nostre menti e le parole che usiamo, e non solo le nostre attività. Come nella terza settimana, quando registrammo i “grazie” dati e ricevuti, e quando mi resi conto che ringrazio di più le persone che non conosco».

L’approccio che si cela dietro l’opera Dear Data – e che pervade tutti i lavori di Giorgia Lupi – è quello del Data Humanism. Questo teorizza il principio secondo il quale i dati fanno parte della nostra quotidianità, della nostra esperienza umana. Soprattutto, però, viene messa in evidenza l’imperfezione dei dati, assimilabile al fatto che noi esseri umani non siamo perfetti; questo lo ricorda anche Giorgia Lupi in un articolo apparso su Medium «Let’s just stop thinking data is perfect. It’s not. Data is primarily human-made. “Data-driven” doesn’t mean “unmistakably true,” and it never did».
Anche la collezione di & Other Stories va in questa direzione, i dati raccontano le storie di tre grandi donne STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering e Mathematics): Ada Lovelace, Mae Jemison e Rachel Carson.
Ada Lovelace è stata una matematica inglese dell’Ottocento che ha ideato un algoritmo considerato il primo software della storia, gettando di fatto le basi della moderna informatica. Ed è proprio questo famoso algoritmo che Giorgia Lupi ha deciso di rappresentare attraverso un pattern geometrico che raffigura tutti i passaggi matematici.
Un’altra serie di abiti è dedicata, invece, a Mae Jamison, la prima astronauta afroamericana. Per rappresentarla, Giorgia Lupi ha deciso di disegnare le 126 orbite attorno alla terra che l’astronauta ha compiuto nella sua missione spaziale.
Infine, l’ultima storia è quella di Rachel Carson, zoologa e attivista, considerata infatti una pioniera del movimento ambientalista, grazie al suo libro Silent Spring. È proprio questo suo saggio che Giorgia Lupi ha deciso di raffigurare, analizzandolo e restituendo la rappresentazione dei dati presenti nei diciassette capitoli del libro.
Questa possibilità di indossare degli abiti fatti di dati, i quali ci raccontano di tre grandi donne che hanno fatto la storia della scienza e della tecnologia, ci riporta di nuovo alla concezione del Data Humanism, in quanto quei numeri rappresentano sempre qualcosa di legato agli esseri umani.
«Vedo un luogo, infine, in cui invece di usare dati solo per diventare più efficienti, useremo i dati per diventare più umani». – Giorgia Lupi, TED Talk.