DOWNTON ABBEY – THE MOVIE: QUANDO IL SUPERFLUO DIVENTA NECESSARIO

Passare dal piccolo al grande schermo è sempre un grande azzardo, specie se la serie televisiva in questione ha smesso di essere trasmessa da un periodo ormai considerevole. Infatti, nel mettere in scena un sequel, c’è sempre da tenere in considerazione una componente di rischio.

Il pericolo è ancora maggiore quando si fa un passaggio di medium: le modalità di fruizione dello spettatore cambiano e viene a lui richiesta una proattività che prima non era invece strettamente necessaria. Il fruitore deve essere realmente e profondamente motivato dal prodotto in sé per decidere di cambiare le sue modalità di consumo. Downton Abbey The Movie è una rara eccezione. Non per niente le prevendite negli Stati Uniti hanno numericamente superato quelle di Once Upon A Time In Hollywood. La versione cinematografica della fortunata serie spinge inevitabilmente i suoi aficionados, orfani della serie tv dall’ormai lontano 2015, a tornare nel tanto familiare mondo che riprende a vivere all’interno dell’aristocratica tenuta della famiglia Crawley nello Yorkshire.

Downton Abbey – Il Film è un ritorno a casa. Tutto sembra essere cambiato pur rimanendo lo stesso in questi ultimi quattro anni. Mentre la nostra vita è andata avanti e molti avvenimenti si sono succeduti gli uni agli altri, il tempo a Highclere Castle sembra non essere passato. Ritroviamo le stanze, le musiche e i personaggi che col tempo abbiamo imparato a conoscere e ad amare. E li ritroviamo tali e quali a prima, immergendoci in una condizione di totale agio e comfort.

Il film, tuttavia, racconta dell’ormai discendente parabola che l’aristocrazia inglese si trova a vivere. Questo lento declino, a cui si era già fatto accenno in chiusura dei cinquantadue episodi televisivi, torna prepotente ed inevitabile al centro delle vicende dei protagonisti. Si tratta di un contesto impossibile da ignorare, che fa vivere con malinconia la visione dei fotogrammi cinematografici: l’impegno e la dedizione che vengono mostrati dai protagonisti, anche nella più semplice delle azioni, sono fondamentalmente futili e superflui se li si considera alla luce del più ampio quadro generale.

Il mondo di Downton Abbey, con le sue tradizioni e i suoi obblighi, è destinato a scomparire a favore di una visione inevitabilmente più democratica e meno elitaria della società. Così, in chiusura del film vengono timidamente suonate le ultime, malinconiche ed emozionanti, note di una melodia che è destinata ad affievolirsi fino a esaurirsi del tutto. Ma il fatto che la musica stia scomparendo non ci impedisce di goderne fino all’ultimo, questa volta definitivo, saluto.

Elisa Zaffalon