SE L’ARTISTA È SITE-SPECIFIC: SEAN SCULLY A VILLA PANZA

Un artista irlandese, diventato cittadino americano, espone decine delle sue opere in una villa settecentesca nascosta nel cuore di Varese. Sean Scully e le sue tele sono i protagonisti della personale del pittore, intitolata Long Light, ospitata a Villa Panza fino al 6 gennaio 2020.

Negli ultimi anni, in tutte le mostre, d’arte contemporanea e non, visitate, ho sempre intravisto uno scarso legame tra le opere esposte e la struttura museale che le accoglieva, caratteristica presente, invece, nella Villa del Varesotto.

Villa Panza è nota per la sua storica collezione di arte contemporanea americana, voluta dal suo ultimo proprietario, Giuseppe Panza, famosissimo collezionista milanese che ha permesso ad artisti come Robert Irwin, Maria Nordman, James Turrel e Dan Flavin, di progettare le proprie installazioni direttamente per la Villa.

In realtà, Sean Scully, non fa parte della collezione storica di Giuseppe Panza, ma molti spunti della sua poetica hanno degli aspetti in comune con il leitmotiv della raccolta americana della Villa.

L’artista, ancora vivente, durante la sua vita attraversa diversi periodi pittorici che vanno dall’Espressionismo astratto, alla Op Art, al Minimalismo, fino alla reintroduzione nella sua arte dello spazio e del colore. La mostra ripercorre, grazie all’impostazione cronologico-tematica, la sua ricerca artistica che prosegue anche nei giorni nostri.

Citazioni stampate sul muro, pannelli con spiegazioni dello stesso artista in ogni sala, aiutano a fare propria la poetica di Sean Scully, non sempre trasparente e cristallina. L’elemento principale della personale è la sua assoluta simbiosi con la Villa: una sala da ballo settecentesca ospita opere contemporanee, che sembrano essere state pensate esattamente per essere appese a quelle pareti.

Nonostante sia una delle poche esposizioni che si regga su un solido storytelling, la comunicazione museale si scopre ancora passiva, sorretta semplicemente da pannelli, scritte e qualche televisore che riporta immagini della realizzazioni dei quadri, da parte dello stesso Sean Scully o di interviste a Giuseppe Panza.

Sicuramente si tratta di un ambito ancora fortemente tradizionale, in cui possono essere apportati numerosi miglioramenti dal punto di vista della fruizione dell’utente. A Villa Panza il canovaccio è stato costruito, ora non resta che renderlo più efficace.

Martina Bissolo