Primo appuntamento del secondo semestre per i CIMERS del laboratorio ON AIR che a breve collaboreranno alla creazione della web radio ufficiale dell’Università Cattolica di Milano. In aula sabato 11 marzo 2017 un big del settore radiotelevisivo italiano, Sergio Ferrentino.

Sergio Ferrentino
Sergio Ferrentino , conduttore radiofonico, autore per la radio, la tv e il teatro, docente, produttore e regista di radiodrammi, ha iniziato la sua carriera radiofonica nel 1979, realizzando e dirigendo RadiOlona Popolare a Legnano. Successivamente diviene direttore di programmi in Radio Popolare e conduce trasmissioni di grande successo come Borderline e Bar Sport. Nel 1997 si sposta in Rai iniziando la conduzione di Caterpillar programma da lui stesso ideato e divenuto un cult in brevissimo tempo. Nel 2004 inizia a collaborare con la radio svizzera RSI nella realizzazione di radiodrammi, per poi creare la Fonderia Mercury, casa di produzione di radiodrammi e audiodrammi per il teatro, che si occupa della contaminazione tra recitazione teatrale, tecnica radiofonica e diffusione web.
L’incontro tra l’ospite e gli studenti ha inizio “tentando” di dare una definizione di radiofonia: ‹‹Si tratta di qualcosa di complesso e troppo duttile; sulla radio c’è un’enorme confusione…Nel momento in cui si studia un mezzo si deve bloccare quel mezzo e analizzarlo, finita l’analisi il mezzo è già cambiato›› spiega l’autore sottolineando come la radio non sia più soltanto un mezzo di comunicazione commerciale. ‹‹Cos’è una web radio? Ancora non lo sappiamo – chiede e si risponde ancora Ferrentino – C’è una commistione tra due mezzi di comunicazione, ma ancora non si sa di cosa si tratti››.
Insomma la web radio italiana ad oggi sembra imitare la radio fm ad avviso di Ferrentino che infatti spiega come l’Italia abbia da sempre avuto un approccio arretrato nei confronti dell’audio e della radio nello specifico, sia che si parli di radio fm sia che si parli di radio universitarie, non attrezzate per affrontare il mondo radio. La radio italiana infatti sembra tuttora essere blindata alla comunicazione con l’ascoltatore eppure come il regista ci racconta, il microfono aperto (invenzione di Radio Popolare sul finire degli anni ’70) è uno degli elementi chiave per la buona riuscita della radio e il talento di un bravo conduttore sta proprio nel sapere gestire la comunicazione con l’ascoltatore, senza dover ricorrere a filtri.
Nel tentativo di spiegare meglio ai ragazzi cosa sia la radiofonia Ferrentino opta per fare una distinzione dualistica: esistono radio da sentire e radio da ascoltare.
La radio “tappezzeria” è una radio di sottofondo e di compagnia, la radio da ascoltare necessita invece di una specifica attenzione e di tempo ad essa dedicato. ‹‹L’ascolto ha delle regole, dei meccanismi che sono alla base della radiofonia. Perché è importante capire queste regole? Sono queste regole che permetteranno di andare da un mondo dove c’era l’fm a un mondo in cui esisterà l’audio – afferma il conduttore – La radio dà informazione anche mentre fa musica. Far ascoltare nuovi suoni vuol dire fare informazione. La radio non è più un mezzo di comunicazione di massa ma un mezzo per gestire la comunicazione di massa›› .

La classe con Sergio Ferrentino
Ferrentino infatti racconta come nella sua trentennale esperienza abbia osato, sperimentato e proposto nuovi suoni. Chi si approccia al mondo della radiofonia secondo lui, non deve avere paura di sperimentare capendo le modalità più adatte per proporre le novità: <<In radio piazzavo suoni diversi›› spiega agli studenti. Alla base della sperimentazione e del voler fare radio deve però esserci la passione e la voglia di conoscere, cercare e condividere; le fonti del sapere rispetto al passato si sono triplicate ma queste non bastano se non si ha la voglia di raccontare una storia.
Un esempio di sperimentazione ben riuscita? Il programma di Radio Popolare, Bar Sport, ideato da Ferrentino stesso che, con la collaborazione dell’esordiente trio comico della Gialappa’s Band, andando contro “l’onesta parzialità” (dal regista così definita) dei programmi radio di argomento sportivo in circolazione negli anni ’80, ha rotto gli schemi della radiofonia tradizionale; per la prima volta si è iniziato a parlare con irriverenza di calcio come se ci si trovasse tra amici al bar, dando la possibilità al pubblico di intervenire lasciando la libertà di essere politicamente scorretti.
Ferrentino continua spiegando come il mondo della radiofonia ruoti intorno alla parabola di attenzione e come esistano degli strumenti in grado di mantenerle alta: la telefonata e gli spot sono strumenti atti a questa funzione: ‹‹I suoni sono la “molecola della radiofonia”: i suoni raccontano›› dice, prima di fare ascoltare ai ragazzi lo spot della Banda Osiris Sono solo e sto guidando… ma il regista continua poi con altri due esempi in grado di spiegare al meglio il valore dei suoni ai ragazzi: una radiocronaca degli eventi di Città del Messico del ‘68 e uno spot radiofonico per una campagna di liberazione della radio di Belgrado B92 durante la dittatura Milosevic. I rumori dei bengala, dei mitra, delle urla degli agitatori e della polizia nel primo caso e l’alternanza di musiche, toni e silenzi nel secondo caso servono a raccontare la storia più di quanto non facciano le parole fa notare ai ragazzi visibilmente attratti da ciò che hanno appena ascoltato. ‹‹Il silenzio è uno dei rumori più forti dell’etere›› dice infatti Ferrentino prima di dettare agli studenti quelle che per lui sono le regole fondamentali della radiofonia:
- Avere qualcosa da dire, di cui si ha conoscenze e di cui si è certi.
- Non subire il mezzo ma appropriarsi del mezzo della radiofonia, provando e riprovando. L’errore non è mai nel mezzo ma nell’incapacità di utilizzo di questo: essere chiari, informarsi, sapere, conoscere e poi parlare in modo tale da essere capiti da chi ascolta deve essere il focus per poter fare buona radiofonia.

La lezione con Sergio Ferrentino
<<Come gestire al meglio lo strumento radio nel nostro contesto universitario? Di cosa parlare e come farlo al meglio?>> queste le domande rivolte dagli studenti nella parte finale dell’incontro; semplici ed esaurienti le risposte di Sergio Ferrentino: ‹‹Voi potete e dovete osare, non dovete compiacere l’ascolto ma incuriosirlo, tutti compiacciano l’ascolto. Dovete rompere questi schemi, dentro l’università bisogna sperimentare, inventare, è il luogo deputato a queste cose…Insomma osate, verificate e soprattutto sperimentate tecniche e contenuti››.
Questi i consigli e le parole di una pietra miliare della radiofonia che ha condiviso con i ragazzi aneddoti ed esperienza ma soprattutto la passione per un mondo quello della radiofonia, dell’audio e del suono, ancora sottovalutato in Italia e declassato rispetto ad altri mezzi e strumenti.
Gli studenti hanno raccolto la sfida lanciata sperando di riuscire a incuriosire prima di tutto loro stessi e in un secondo momento i futuri ascoltatori, osando e sperimentando spinti dalla voglia di raccontare, dire e narrare attraverso i suoni.
CIMOreporter – Giulia Platamone