Sette ragioni per sette Golden Globes

Sta finalmente per arrivare anche in Italia il nuovo musical di Damien Chazelle, La La Land. In uscita il 26 gennaio, solo due giorni dopo l’annuncio delle candidature dei prossimi Oscar, il film ha appena fatto incetta di Golden Globes conquistando 7 award su 7 nomination.

Per tutti quelli che hanno seguito in diretta l’evento, si trattava probabilmente di un successo annunciato: il video introduttivo della serata con protagonista Jimmy Fallon, presentatore del  Tonight Show e dei 74th Annual Golden Globe Awards, è infatti una perfetta parodia del film di Chazelle.

Ma un successo così grande non si costruisce dal nulla: ecco dunque sette ottime ragioni per cui La La Land ha sbancato ai Golden Globe Awards.

1) Il Musical è un genere commerciale

Lasciate perdere tutti quelli che dicono che il Musical richiede allo spettatore uno sforzo troppo grande per superare la sua incredulità. Il genere piace, al punto da essere ripreso oramai in molte serie TV con tutta una serie di tropi ben definiti. Sul grande schermo dopo l’esplosione di fine anni 2000 stiamo assistendo ad una lenta rinascita: quest’anno tra i molti film ci sarà l’annunciato ritorno del disneyano La Bella e la Bestia.

2) Il Musical è crossmediale di per sé

In un epoca di crossmedialità è importante che ogni prodotto che richieda un rilevante impegno economico sia espandibile. Per le commedie raggiungere questo scopo è generalmente estremamente complesso, ma le commedie musicali sono storia a sé: la combinazione di cinema e musica rende il merchandising facile da vendere a partire dalla colonna sonora, spesso considerata prodotto autonomo. Allo stesso tempo è molto semplice generare partecipazione con orde di fan pronti a caricare cover delle canzoni più riuscite su YouTube. Se gli user generated content non dovessero bastare per La La Land già si inizia a parlare di una riduzione teatrale.

3) La La Land piace ai giornalisti stranieri

La caratteristica principale che un film deve avere per trionfare ai Golden Globe Awards è l’appetibilità verso un target specifico. I premi vengono assegnati da una giuria composta dai circa 90 giornalisti stranieri iscritti all’Hollywood Foreign Press Association, tutti residenti nel sud della California e tutti con uno spiccato amore verso gli Stati Uniti. Il film è costruito come un omaggio ai due dei maggiori baluardi della cultura americana: Hollywood (e lo star system in generale) e la musica jazz. Serve altro?

4) John Legend

In un estremo atto di piaggeria (o forse autocompiacimento) il regista Damien Chazelle ha scelto di chiamare nel cast artistico John Legend, appena reduce da un Oscar, un Golden Globe e un Grammy tutti vinti per Glory, pluripremiata canzone scritta per il film Selma. Se ce l’ha fatta una volta perché non tentare il bis?

5) Il revival è di moda

Oramai quasi da un decennio la cultura del revival si è affermata in tutti i campi, entrando a gamba tesa anche nel mondo dell’audiovisivo. Il film, pur essendo ambientato ai nostri giorni, ammicca all’epoca del musical classico, dal logo iniziale “Presented in Cinemascope” fino ai costumi. Perfino il linguaggio cinematografico è influenzato a tutti i livelli, tra scene girate interamente in piano sequenza al massiccio uso di iridi e sovrimpressioni.

6) Il regista è a suo agio

Chazelle, reduce dal successo di Whiplash, conferma il suo amore per la musica e in particolare per il Jazz: il suo primo film Guy and Madeline on a Park Bench (2009), rivisitazione dei musical MGM a basso budget tema della sua tesi di laurea ad Harvard nel 2009, era solo un accenno di quello che adesso è riuscito a realizzare avendo a disposizione un budget adatto allo scopo.

7) La coppia di protagonisti funziona

Ryan Gosling ed Emma Stone sono per la terza volta insieme dopo Crazy, Stupid, Love e Gangster Squad. Che dire? Funzionano, e si vede. La chimica tra i due è notevole e lo sforzo di essersi sottoposti insieme a tre mesi di training intensivo per poter essere pronti ai numeri musicali ha dato i suoi frutti.