Meno di 1 donna su 2 lavora, di quelle che lavorano solo il 12% ricopre un ruolo dirigenziale e lo stipendio in media è il 10% in meno di quello degli uomini, per non parlare del fatto che se una donna vuole costruire una famiglia, reinserirsi poi in azienda diventa complicato. Oggi in Italia mancano all’appello del lavoro 10 milioni di donne. Se solo un milione di loro cominciasse o ricominciasse a lavorare, il PIL italiano aumenterebbe del 3%. E non è finita qui, sapete che ogni 100 donne che lavorano si creano 15 posti di lavoro nel comparto dei servizi? Stiamo dando i numeri, penserete, e invece è tutto reale. Il lavoro femminile è sia un’esigenza personale, sia la risposta ad un bisogno economico. Il lavoro delle donne produce ricchezza, per tutti. WorkHer ha colto nel profondo questi aspetti. Ma che cos’è workHer?
WorkHer è un network relazionale, pensato appositamente per supportare le donne che intendono entrare o ri-entrare nel mondo del lavoro. Qui si possono ricevere consigli molto utili, mediante il dialogo con figure esperte in diversi settori. WorkHer permette di instaurare relazioni e confronto, ampliando la propria rete di conoscenze e traendo da essa informazioni indispensabili. Le workHers sono coloro che appartengono alla community, tra queste compaiono lavoratrici qualificate, stagiste, ma anche donne disoccupate. Per quest’ultime workHer rappresenta appunto un’ottima opportunità di reinserimento all’interno dell’ambiente lavorativo. Con la nostra rubrica Driving to Work vogliamo contribuire a far conoscere questa iniziativa, con la speranza che possa crescere di giorno in giorno. Abbiamo intervistato la Professoressa Silvia Brena (co-fondatrice di workHer, assieme alle donne di Piano C, il primo co-working femminile in Italia, e CEO di Network Comunicazione); grazie a lei scopriremo maggiori informazioni in merito a questo progetto fortemente innovativo.
Che cos’è workHer e come è nata l’idea di questa piattaforma?
“WorkHer è nata esattamente un anno fa, con lo scopo di supportare le donne che ancora non sono entrate nel mondo del lavoro, o che ne sono uscite per diversi motivi, a trovare la strada per una vera realizzazione professionale. Quando sei fuori da un contesto professionale, o non vi sei ancora entrata perchè appena uscita dall’università, mancano soprattutto tre cose:
- informazione e conoscenza (per esempio, sui bandi e i finanziamenti per start up, sui progetti che partono, etc.);
- formazione specifica (come si scrive davvero un cv, come si affronta al meglio un colloquio di lavoro, come si costruisce una start up, etc.)
- creazione di una rete di conoscenze che possa attivare le sinergie necessarie per supportarci. Questa è workHer.”
WorkHer è anche uno spazio di informazione, per acquisire maggiore consapevolezza rispetto al futuro ambiente lavorativo. Sono presenti diverse Mentor a cui fare riferimento. Ci potrebbe spiegare meglio di cosa si tratta? Consiglierebbe, quindi, l’iscrizione alla piattaforma anche a giovani ragazze laureande?
“La piattaforma è l’ideale per giovani laureande: tra le nostre iscritte, infatti, ce ne sono moltissime che stanno terminando o hanno appena terminato l’università. Le mentori sono donne che hanno raggiunto riconosciute posizioni professionali e che mettono a disposizione delle workHers il loro tempo, gratuitamente, per un percorso di mentorship. Perchè è utile questo percorso? Intanto, perchè si crea un legame tra mentor e mentee che può portare a interessanti sviluppi. E poi perchè i consigli di una donna che ha esperienza sono utilissimi a chi inizia. In questo senso, si tratta di una sorta di “restituzione” che donne che hanno posizioni importanti, che hanno lottato per la loro carriera, fanno alle altre donne. Tra le nostre mentor figurano responsabili HR di importanti aziende, responsabili digitali, direttori marketing, etc.”
Tramite workHer è possibile realizzare un piccolo test per verificare le proprie skills personali. Potrebbe darci qualche dritta pratica per l’allenamento-potenziamento delle nostre competenze e capacità personali?
“Il test EST (Esplora, Scegli, Trasforma) è stato messo a punto da un gruppo di sociologhe e di psicologhe del lavoro proprio dell’Università Cattolica. E’ un ottimo test, il primo che misura le skills tipicamente femminili e offre indicazioni su come trasformare il proprio percorso, in un progetto realmente interessante per il mercato. Una volta fatto l’EST (che misura le proprie capacità relazionali, le capacità esecutive e le capacita di leadership) la piattaforma offre contenuti e tool di formazione per aiutare le donne a colmare il gap tra le proprie aspirazioni e il punto in cui si trova nel presente. Con indicazioni pratiche, per esempio lavorando sul personal branding, e con informazioni ad hoc.”
Quali consigli darebbe a tutte le donne che stanno per lanciarsi nel mondo del lavoro e vorrebbero fare carriera, o semplicemente sentirsi appagate dalla propria posizione professionale?
“1.Essere se stesse. 2.Intercettare i bisogni del proprio target. 3.Essere sempre curiose e flessibili. 4.Non arrendersi, perchè i fallimenti aiutano a progredire. 5.Non pensare che le proprie aspirazioni siano sogni irrealizzabili. 6.Leggere, leggere, leggere. E continuare ad aggiornarsi.”
Driving to Work e CIMO ringraziano la Professoressa Brena per averci dato consigli preziosi ed efficaci e per aver creato una rete, assieme alle sue socie, così importante per il mondo femminile. La forza lavoro femminile merita di essere valorizzata e noi per prime dobbiamo attivarci nella giusta direzione in modo propositivo. Per questo è importante avere piena conoscenza del nostro potenziale, riconoscere e valorizzare le competenze personali, mettere a fuoco i nostri obiettivi ed avere padronanza dell’ambiente verso cui andremo a candidarci. WorkHer è sicuramente uno strumento di aiuto molto importante per renderci più forti e permetterci di acquisire informazioni cognitive indispensabili per la nostra “tutela” verso il mondo lavorativo ed eliminare stereotipi di genere. E’ importante il dialogo, parlare con esperti nei diversi settori d’interesse, farsi consigliare per cercare di acquisire una consapevolezza ottimale, in modo intelligente, e per crescere. Come si dice “l’unione fa la forza“. Troppo spesso il potenziale del “fare rete” è stato sottovalutato. Le relazioni sono portatrici di valore, per i mercati, ma soprattutto per i rapporti costruttivi e per la nostra formazione.
Noi entriamo in workHer, e voi?