“IO CAPITANO”: UN’ODISSEA MODERNA TRA ASPIRAZIONI E CONCRETEZZA  

Matteo Garrone con Io Capitano ci porta in una storia dal sapore reale e al tempo stesso autenticamente umana. Una storia che narra due vite, quelle di Seydou e Moussa, due cugini senegalesi che decidono di lasciare il Senegal per sfuggire alla miseria e a una vita fatta di stenti e sofferenza. 

L’Europa non è più solo il vecchio continente ma viene a configurarsi come un nuovo sogno da realizzare, una meta salvifica capace di generare una seconda vita, uno straordinario Eden da raggiungere prima che sopraggiunga la morte. Matteo Garrone racconta la storia di milioni di profughi, milioni di persone che ogni anno lasciano la loro terra in un viaggio lungo, difficile e pericoloso. La ricerca di una vita migliore in Europa viene descritta con una straordinaria potenza visiva in cui la fuga, l’abbandono della terra nativa diventa un atto irreversibile e allo stesso tempo di coraggio. 

Seydou e Moussa mostrano la realtà che spesso ci fa storcere il naso e che non è semplice affrontare, in quanto non è facile comprendere la guerra, la povertà e le persecuzioni che i giovani protagonisti si lasciano alle spalle. Di fronte a loro il Mediterraneo, il mare dei trafficanti di vite umane.  Questo viaggio disperato viene raccontato senza patinature, senza zuccherini. È una realtà amara, la realtà quotidiana dei corpi senza vita che galleggiano sulla superficie del mare. È la realtà dei corpi dei bambini riversi sulla sabbia. Garrone ha avuto il grande merito di portare nella parte più profonda della nostra umanità dimenticata un tema che spesso viene trattato con un certo distacco dai notiziari. Non è l’ennesima notizia di cronaca, ma una faccenda globale che riguarda tutti e di fronte alla quale non possiamo più girarci dall’altra parte. 

Ed è così che scopriamo che la vita dei due cugini, in fondo, è molto simile alla nostra. Una vita fatta di sogni, di speranze, una vita che cerca la dignità di affermare se stessa. Le ambizioni e i sogni raccontati fanno leva sul prezioso senso dell’empatia che ognuno di noi racchiude dentro di sé. Un racconto di un viaggio che ci fa accantonare i dati, i grafici e le statistiche per parlare a stretto contatto con un ragazzo africano per renderci conto che siamo molto più simili l’uno all’altro di quanto si creda pur preservando la nostra unicità. Tutti simili e tutti unici con la medesima aspirazione: la felicità

Secondo il Rapporto Global Trends 2024 dell’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, le persone costrette a scappare dal proprio Paese nel mondo sono 120 milioni, un numero in continua crescita. Negli ultimi dieci anni i rifugiati sono raddoppiati. Un dato inquietante che fa leva sulla necessità impellente di trovare nuove strategie e soluzioni per aiutare i profughi ad essere accolti nella grande famiglia umana favorendo politiche atte a creare ponti solidali in cui ognuno, l’esule e il soccorritore, possa trovare il proprio posto in questo grande cerchio della vita. 

Matilde Martini