IL PROBLEM SOLVING NELLA NUOVA ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: INTERVISTA A MARIO CORALLO

Mario Corallo è digital strategist e docente del Master di primo livello dell’Università Cattolica in Account e Sales Management. Il suo focus è “condividere una cultura del lavoro di qualità sui social media e un’attenzione alle persone e all’interazione tra loro”. Lo abbiamo intervistato per capire come l’intelligenza artificiale influisce sul problem solving nel mondo del lavoro.

Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione: l’IA è uno strumento usato in moltissimi ambiti e per moltissimi scopi. Questa tendenza è un rischio o un’opportunità per il mondo del lavoro?

L’intelligenza artificiale rappresenta sia un rischio che un’opportunità. Da un lato, l’IA può portare a una maggiore efficienza e aprire nuove possibilità per lavori che richiedono competenze tecnologiche avanzate, creando così nuove opportunità di lavoro. Dall’altro, potrebbe portare all’automatizzazione di posti di lavoro che richiedono compiti ripetitivi, aumentando il rischio di disoccupazione in certi settori. Tuttavia, la chiave sarà l’adattamento e la formazione continua per sfruttare le opportunità che l’IA offre.

L’intelligenza artificiale frena in qualche modo la capacità di problem solving?

Non necessariamente, anzi: in molti casi può potenziarla. L’IA può analizzare grandi quantità di dati più velocemente di quanto farebbe un essere umano, identificando schemi e soluzioni che potrebbero non essere immediatamente evidenti. Tuttavia, c’è il rischio che un’eccessiva dipendenza dall’IA possa limitare il pensiero critico e la creatività umana, se le persone si affidano troppo alla tecnologia per risolvere i problemi al posto di esercitare e sviluppare le proprie capacità. Quindi, l’importante è usare l’IA come strumento di supporto piuttosto che come sostituto del pensiero umano.

Il problem solving è una soft skill ancora richiesta nel contesto professionale nonostante le evoluzioni tecnologiche?

Sì, rimane una soft skill fondamentale, anche con le evoluzioni tecnologiche. Le capacità di analizzare situazioni complesse, generare soluzioni creative e implementare decisioni efficaci sono competenze che l’IA non può completamente sostituire. Queste abilità sono particolarmente preziose in situazioni imprevedibili o quando è necessario un approccio umano e personalizzato, aspetti che spesso si trovano nei contesti lavorativi. Le tecnologie come l’IA possono supportare e potenziare il problem solving, ma non sostituiranno l’ingegnosità e l’intuito umano.

Come si può evitare che la possibilità di avere continuamente a disposizione notizie e informazioni sia un limite, rendendoci pigri e facendoci sentire impotenti e inabili davanti ai problemi?

È importante sviluppare un approccio critico e selettivo verso le informazioni che consumiamo. A mio avviso esistono dei passaggi non prescindibili:

·   Selettività: Scegliere fonti affidabili e limitare il tempo trascorso sui media per ridurre il sovraccarico di informazioni.

·   Pausa digitale: Incorporare momenti della giornata senza tecnologia per dare spazio al pensiero riflessivo e alla creatività.

·   Educazione critica: Allenarsi a riconoscere bias e falsità nelle informazioni, sviluppando un pensiero critico.

·   Applicazione pratica: Utilizzare le informazioni apprese per affrontare problemi reali, trasformando la teoria in pratica.

·   Autoregolazione: Impostare obiettivi personali e professionali chiari per mantenere la motivazione e ridurre la sensazione di impotenza.

Cosa possono fare il sistema scolastico e il sistema universitario sempre più digitalizzati per aiutare gli studenti a sviluppare questa competenza?

Ci sono diverse strategie per aiutare gli studenti a sviluppare un approccio critico e attivo all’informazione: incorporare l’educazione ai media e all’informazione nel curriculum, insegnando agli studenti come valutare le fonti, riconoscere il bias informativo e comprendere l’impatto dei media sulla società; favorire l’uso responsabile della tecnologia, educando gli studenti a un uso etico e consapevole e mostrando come può essere uno strumento di apprendimento e non solo di distrazione; promuovere progetti basati sulla ricerca, incoraggiando gli studenti a svolgere ricerche approfondite su temi di loro interesse e aiutandoli a sviluppare competenze analitiche e di sintesi; utilizzare tecnologie interattive, implementando strumenti digitali che richiedono un’interazione attiva, come simulazioni, giochi educativi e piattaforme di apprendimento collaborativo; sviluppare capacità di problem solving in contesti reali, organizzando workshop, hackathons o progetti di gruppo che sfidano gli studenti a applicare le loro conoscenze per risolvere problemi concreti.

Chiara Trio