MARIO CARUSO: DENTRO GLI SCHERMI, FUORI DAGLI SCHEMI

Mario Caruso, siciliano “naturalizzato” milanese, ha 28 anni e dai suoi 25 pubblica video su TikTok – e non solo. Non ama definirsi influencer, è un abitante atipico del mondo dei social e, nel tempo libero dagli impegni di un content creator, studia per fare l’attore.

Mi sono fatta svelare da lui i segreti dei social network più in voga attualmente.

Te l’avranno già fatta molte volte, ma inizierei con una domanda “di rito”: com’è iniziato tutto?

“Durante la quarantena, per gioco, ho scaricato TikTok. La prima volta che ho registrato una scena usando la mia voce, il video è andato virale e da lì è stato un crescendo: ho iniziato a ritrarre spezzoni di vita quotidiana, basandomi sulla mia percezione della comicità”.

Rompiamo i tabù e chiariamo un dubbio che molti hanno: come guadagna un tiktoker? Quali sono le prospettive di guadagno che offrono i social?

“Un tiktoker guadagna perché ha una visibilità: alle aziende interessa che io abbia un’influenza su una certa massa di persone, cioè i followers, perciò il mio guadagno deriva semplicemente da quanto sono disposte a pagarmi perché le pubblicizzi. Decidono di investire su di me all’interno di un piano di comunicazione, affinché le aiuti a creare un contenuto per sponsorizzare, magari, un loro prodotto”.

Nonostante tu sia attivo sui social, non posti storie e ignori la maggior parte dei trend del momento. Qual è il lato oscuro dei social che ti fa tenere a debita distanza?

“Il mio pensiero non è in linea con quello di chi mette la sua vita privata sotto gli occhi di migliaia di persone, non solo sui social, ma anche in tv, ad esempio. Ognuno fa le sue scelte, ovviamente, ma io non mi rivedo in questi atteggiamenti che trovo abbastanza fastidiosi”.

I ritmi e i continui stimoli imposti dai sociali possono diventare un ostacolo alla creatività? Ti è mai successo di trovarti in una situazione del genere? Come ne sei uscito?

“Come in qualsiasi lavoro artistico, quando si inizia è più facile, le idee sono tante, poi finiscono e bisogna cercare di rinnovarsi per non rimanere indietro, come fanno le aziende relativamente alla tecnologia. Io, di solito, mi faccio ispirare dalle serie tv nei periodi in cui la creatività scarseggia e ci si deve sforzare di rincorrerla per mantenere determinati ritmi”.

Da due anni sei uno studente della scuola di teatro Grock di Milano. Credi che i social stiano cambiando quello che è il teatro oggi? Credi che il teatro stia evolvendo in forme nuove e diverse tramite i social o pensi che comunque sia sempre bene differenziare?

“Il teatro per me ha una definizione molto semplice e ristretta: è ciò che si fa sul palco, oltre ad essere un posto fisico. Sicuramente con i social sta cambiando, perché le persone che vanno a teatro sono influenzate da quello che vedono sul web, non distaccandosene mai del tutto. Si sta cercando di portare sul palco quanto appartiene al mondo social, ma la possibilità che ciò funzioni dipende soltanto dal pubblico: è il pubblico che fa il teatro”.

Come ti vedi nel futuro e come pensi che i social possono esserti d’aiuto per raggiungere il tuo obiettivo?

“Il mio futuro lo vedo sul palco o negli schermi; in poche parole, in qualsiasi ambiente che metta la recitazione al centro. I social, di sicuro, sono importanti per un lavoro del genere, perché permettono di ottenere una visibilità maggiore con uno sforzo minore e avere una visibilità importante già prima di passare al teatro o alla televisione è sicuramente una marcia in più”.

Chiara Trio