DRIVING TO WORK: CON CAMILLA ANZIL ALLA SCOPERTA DEL BRAND STRATEGIST

Quante volte abbiamo sentito nominare, assieme a creativi e account, il brand strategist? Ma siamo davvero sicuri di sapere di che cosa si occupa? Con Camilla Anzil, ex CIMER e ora brand strategist presso Alkemy enabling evolution, abbiamo approfondito compiti e funzioni di una delle figure più importanti nel mondo della comunicazione.

Dopo essersi laureata in CIMO a settembre 2019, Camilla ci racconta di essere entrata in agenzia, prima in Doing e attualmente in Alkemy, a ricoprire una posizione che non conosceva: quella del brand strategist. L’entusiasmo travolgente per quella che, da una passione, si è trasformata nel suo lavoro, ci incuriosisce. Che cosa fa un brand strategist? Quali le skills e competenze per diventarlo?

In un’agenzia creativa il brand strategist, corrispettivo del brand manager in azienda (clicca qui per saperne di più) «è la persona che individua i temi, i luoghi comuni, le verità consolidate e i desideri su cui costruire la comunicazione di un brand», riporta Camilla. Coerentemente rispetto a ciò che dice l’Accademia di Comunicazione, si tratta di colui che rappresenta il consumatore in agenzia progettando e ispirando lo sviluppo della pubblicità stessa.

Quando l’agenzia riceve dall’azienda cliente un brief, il brand strategist è colui che per primo lo prende in mano cercando, a partire da un’intensa fase di analisi e ricerca, di identificare l’insight attorno al quale costruire l’intera campagna. «A volte l’insight a cui si arriva è qualcosa di geniale, ed è da qui che originano alcune delle campagne più di successo come quella di Netflix, lanciata durante il Festival di Sanremo scorso o quella di McDonald’s 2022, la mia preferita», racconta Camilla. 

Ma di che cosa si occupa nel concreto il brand strategistIn primo luogo, occorre definire la brand strategy come la disciplina che si interessa di creare e sedimentare nella mente dei consumatori una marca. Il brand strategist, di conseguenza, è colui che elabora la strategia per il raggiungimento di questo obiettivo. Una volta preso in mano il brief, procede con ordine e analizza il cosiddetto As Is, ovvero la situazione e lo stato corrente del contesto aziendale di riferimento. Successivamente, dopo aver acquisito consapevolezza rispetto ai bisogni del cliente e agli obiettivi da raggiungere, passa all’approfondimento di brand, audience e contesto. «Il fine è arrivare alla definizione di un overarching message da comunicare che sia coerente con la marca e la sua storia, adatto ad essere declinato, rilevante per il target di riferimento e differenziante nel contesto», sottolinea Camilla.

Tra le competenze necessarie per diventare un buon brand strategist, la nostra mentor ricorda una buona dose di curiosità e tanta voglia di imparare. Il brand strategist deve saper lavorare in team, comunicare in maniera chiara e avere una forte passione per l’approfondimento, senza fermarsi alla superficie delle cose. «L’opportunità è quella di scoprire un sacco di cose e di collaborare con brand dei più diversi settori», evidenzia Camilla. Insomma, una job position per chi ha voglia di mettersi in gioco e di non annoiarsi mai

Concludiamo ringraziando Camilla per la sua preziosa testimonianza e rimandando alla rubrica Driving to work per altri contenuti interessanti sul mondo del lavoro e sulle professioni della comunicazione. Camilla, se qualche CIMER oggi ha capito dove si vede tra qualche anno è anche merito tuo! 

Marta Bocchi