Il dialogo sempre più̀ fitto tra giornalisti e cittadini ha dato vita al citizen journalism, un tipo di giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità̀ di collaborazione offerta dalla rete. In questo senso, gli utenti hanno la possibilità di pubblicare notizie e commenti senza bisogno di essere professionisti dell’informazione. Il citizen journalism si è sviluppato grazie alla progressiva diffusione degli UGC, user-generated content, operando all’esterno dell’industria dell’informazione.
L’inclusione degli utenti nella creazione e diffusione di contenuti giornalistici in rete è ormai una pratica consolidata, ma come è nata?
È il 15 gennaio 2009, un aereo della US Airways effettua un atterraggio di emergenza nel fiume Hudson, a New York. Nonostante le sedi delle principali agenzie di stampa internazionali e delle reti televisive siano vicinissime al luogo dell’incidente, basta una foto pubblicata da un account Twitter di appena 170 follower per cogliere in contropiede giornali e notiziari di tutto il mondo.
Janis Krums, tornando a casa su un traghetto, si accorge dell’incidente e scatta una foto ai passeggeri che erano rannicchiati sull’ala dell’aereo. Dopo aver condiviso l’immagine sul suo piccolo account Twitter, questa viene ripresa da tutti i principali notiziari e lo stesso Krums viene intervistato per dare la sua testimonianza sull’accaduto. Questo avvenimento è ora famoso come il Miracolo sull’Hudson poiché è diventato l’ammaraggio di maggior successo nella storia dell’aviazione, grazie alla professionalità e all’intuizione del comandante.
Ma cosa hanno a che fare un caso di ammaraggio e il giornalismo in rete? In realtà, il caso del Miracolo sull’Hudson è stata una delle prime occasioni in cui la collaborazione tra giornalisti e cittadini si è consolidata, dimostrando a tutto il mondo il potere che i cittadini hanno di diffondere news sui social media.
Il Miracolo sull’Hudson è stato solo uno dei primi esempi dell’entrata a tutti gli effetti dei cittadini nel mondo dell’informazione: in questo senso, i social media hanno avuto un forte impatto in tema di inclusività, mettendo in luce il contributo che una pluralità di soggetti può dare al giornalismo e valorizzando il contributo degli utenti nelle filiere mediali.
Dal 2009 molte cose sono cambiate, in particolare gli stessi social media e internet si sono diffusi in modo capillare in tutto il mondo e queste pratiche di inclusione degli utenti sono ormai all’ordine del giorno.
Se da un lato possiamo parlare di inclusione, dall’altra non dobbiamo dimenticare che vi sono degli aspetti negativi di cui tenere conto: primo tra tutti, dobbiamo ricordare che il lavoro giornalistico è una professione a tutti gli effetti, con delle regole e una deontologia, e non può essere svolta da chi non è addetto ai lavori. Questo ha portato quindi a un indebolimento della posizione del professionista. Allo stesso tempo, è avvenuto un indebolimento dell’informazione stessa: i principali fattori di questa crisi riguardano la disinformazione e la proliferazione delle fake news in rete, che si diffondono in modo veloce a causa dei meccanismi della rete.
In conclusione, i sistemi mediali hanno incluso gli utenti nella creazione e diffusione delle notizie, come nel caso del Miracolo sull’Hudson. I giornalisti possono avvalersi di questi contenuti come aiuto nello svolgimento della loro professione, ma allo stesso tempo devono stare attenti a non indebolire il sistema informativo con queste pratiche non professionali e a non compromettere il loro lavoro.