Quando si pronuncia la parola “logo” è probabile che venga in mente qualcosa di visivo. Ma se vi dicessi che, da qualche anno a questa parte, si può (e si deve) adottare una prospettiva più ampia, parlando anche di loghi sonori?
Il sound logo consiste in una frase sonora, della durata di pochi secondi, che offre l’opportunità di esporre i consumatori al brand non solo tramite la vista, ma anche uditivamente. È il corrispettivo sonoro di un logo grafico, infatti lo sostituisce nei media caratterizzati da un’esperienza solo audio, come i podcast o Spotify, e serve per favorire il riconoscimento e la memorizzazione del marchio da parte dei consumatori. Se ben fatto, il sonic branding sarà in grado provocare una reazione emotiva nell’ascoltatore, evocare il brand senza aver bisogno mostrare nulla ed essere accattivante. D’altronde, l’udito riveste un ruolo fondamentale: gli esseri umani reagiscono agli input sonori più rapidamente rispetto a qualsiasi altro tipo di stimolo.
Un esempio particolarmente famoso è Netflix. La piattaforma di streaming con il suo iconico “tudum”, ripetuto all’inizio di ogni contenuto, ha realizzato un ottimo logo sonoro. Il suono (ideato dal sound designer e vincitore di un Oscar Lon Bender) è breve, immediatamente riconoscibile e distintivo; insomma, funziona molto bene.
Di questo il colosso dell’intrattenimento ne è ben consapevole, tanto da renderlo il protagonista assoluto del suo spot per Sanremo 2022. Nel commercial è proprio “tudum” ad essere l’unico suono pronunciato dagli attori e nel finale viene accompagnato da un payoff che racchiude tutto il significato del logo sonoro: “quando una grande storia sta per iniziare, lo senti”.
Ma non finisce qui, l’azienda si è spinta oltre lanciando un sito partner, al momento disponibile solo in lingua inglese, dedicato ai suoi utenti per poter “scoprire cosa succede dietro le quinte” con interviste, video extra e tanti altri contenuti. Provate a indovinare come si chiama questo sito… sì, proprio tudum.
Tutte le aziende (o quasi), ormai, sono dotate di un logo visivo, ma non è detto che abbiano anche un logo sonoro ad accompagnarlo. È però lapalissiano che il sound logo sia un elemento che ha acquisito un’importanza rilevante per la comunicazione di un brand. Un marchio non è riducibile al solo aspetto grafico, a ciò che viene visto. Perciò, nei prossimi anni, sarà interessante osservare quali aziende coglieranno questa opportunità, quali si doteranno di una “voce” per dire qualcosa ai loro consumatori e non si limiteranno a mostrarlo.
Camilla Ilva Ferrari