DIGITAL ART DIRECTOR: QUATTRO CHIACCHIERE CON MATTEO CIVASCHI

16 libri pubblicati, un progetto che conta più di 200mila iscritti sui Social ed una carriera in continua evoluzione: in occasione della pubblicazione dell’ultimo libro “Digital Art Director” abbiamo intervistato Matteo Civaschi, direttore creativo, autore ed imprenditore milanese. L’intervista si inserisce all’interno delle proposte SmartGoal di CIMO, in collaborazione con Brandforum, il primo osservatorio italiano sul mondo del brand.

“Digital Art Director” spiega Matteo Civaschi, si tratta del primo libro che snocciola alcuni aspetti personali della sua vita, ripercorrendo le principali esperienze formative e professionali e delineando cosi la sua figura: l’Art director. Sembra quasi un paradosso, racconta l’autore, spiegare per iscritto una professione dove l’elemento centrale è proprio la grafica e le immagini. Però, Matteo Civaschi ci è riuscito benissimo, raccontando innumerevoli esperienze e case study, ma non rinunciando all’aspetto grafico che nel libro assume una posizione rilevante rendendo la lettura scorrevole ed equilibrata.


Ma chi è Matteo Civaschi? Matteo Civaschi è un designer e pubblicitario, ma soprattutto un appassionato di grafica, che lui descrive come la forza motrice della sua vita. Civaschi studia al liceo artistico per poi continuare il suo percorso formativo presso la NABA. Terminati gli studi comincia il suo percorso alla McCann-Erickson, una nota agenzia di pubblicità, presso cui lavorerà per diversi anni. Nel 2009 fonda la sua agenzia di pubblicità, H-57, per poi inventarsi nuovamente con l’ideazione del progetto Shortology, un grandissimo successo da cui conseguiranno 16 pubblicazioni e lo sviluppo di nuovi format altrettanto apprezzati dai followers.

Digital Art Director: una professione che se la raccontassimo alle nostre nonne probabilmente ci prenderebbero per extraterrestri. Eppure, si tratta di una professione ad oggi richiestissima nel mondo della comunicazione, caratterizzata da funzioni e responsabilità fondamentali per la riuscita dei progetti di comunicazione. Matteo ci racconta tutta l’esperienza che lo ha portato qui, offrendo moltissimi spunti interessanti per giovani studenti che vogliono intraprendere questo percorso. L’art director è anzitutto un professionista che si occupa di generare idee e strategie creative. Il percorso da seguire per poter intraprendere questa professione non è semplice ma, spiega l’autore, con resilienza e curiosità si possono raggiungere grandi obiettivi. Ci racconta che nel corso del suo percorso professionale è stato fondamentale non scoraggiarsi mai, soprattutto quando tutti gli sembravano remare contro: qualsiasi successo ed insuccesso lo ha portato dov’è oggi, che è esattamente dove vorrebbe essere.

Talento, personalità e passione. Queste le tre chiavi secondo l’autore per poter diventare un buon art director. Il primo passo è dunque una buona base di talento, che grazie ad un percorso formativo solido può essere stimolato e potenziato. La personalità permette poi di personalizzare i progetti, di contraddistinguerli e renderli unici nel loro genere. Infine, la passione stimola la creatività e la determinazione. Secondo Civaschi, solo grazie alla volontà e la passione si raggiungono risultati prorompenti. Non si tratta di una professione dove dei concetti teorici vengono interiorizzati in modo meccanico, bensì è necessario spingersi oltre e dare sfogo alla propria creatività per trovare delle idee che funzionino in contesti diversi tra loro.

L’idea è quindi un driver fondamentale per una professione come quella dell’art director. E secondo Civaschi le idee nascono grazie all’esperienza. Si autodefinisce come un registratore del contesto: qualsiasi elemento della realtà che lo circonda può diventare fonte d’ispirazione. Oggetti, culture e contesti nuovi sono stimoli fondamentali per la creatività; Civaschi cita l’esperienza lavorativa di 6 mesi a Tel Aviv, che gli ha permesso di maturare lentamente H-57 ed arrivare quindi dov’è oggi, collaborando con grandi realtà e facendo ciò che gli piace. Un’ulteriore fonte della creatività dell’autore è rappresentata dal cinema: i contenuti dinamici sono per lui fonti inesauribili d’ispirazione per i suoi progetti futuri.

Infine, un tema che sembra emergere in modo costante nel libro e che abbiamo voluto approfondire con l’autore è lo stare al passo con i tempi. Negli ultimi decenni si è assistito a cambiamenti e rivoluzioni inarrestabili nelle professioni della comunicazione. Le agenzie sono cambiate, sono nate tantissime nuove figure e le realtà si sono frammentate diventando sempre più liquide; in un contesto cosi segmentato, per Civaschi il segreto è stare al passo con i tempi. È importante captare il cambiamento del mercato poiché più si riesce a adattarsi ad esso e più si sopravvive. Inoltre, un ulteriore grosso cambiamento nelle agenzie riguarda lo sviluppo tecnologico. La professione grafica e creativa è mutata fortemente grazie alla nascita e allo sviluppo del digitale e per l’autore diviene quindi centrale riuscire a captare queste trasformazioni e tenersi sempre aggiornati, contando soprattutto su un gruppo di lavoro dinamico, in grado di adattarsi proattivamente e cogliere i cambiamenti. 

In ultima istanza, preme dedicare uno spazio a Shortology, un’idea creativa di Civaschi, che ha riscosso a livello internazionale un successo strepitoso. Nello specifico, riguarda una sintesi di storie, personaggi e film raccontati attraverso una sequenza di icone collegate tra loro da frecce, che indicano l’evolversi della storia. Si tratta di contenuti estremamente semplici ma ironici, divertenti ed impattanti, che proprio grazie a queste loro caratteristiche e potenzialità hanno raggiunto la viralità in pochissimo tempo, permettendo al progetto di svilupparsi e mutarsi in numerosi format. Si tratta di un’idea originale ed esplosiva e di cui potete trovare un approfondimento nell’articolo realizzato sul blog di Brandforum!

Luca Groff