GLI INFLUENCER VIRTUALI: ARRIVANO DALL’ASIA I NUOVI ABITANTI DEL METAVERSO

Nel variegato mondo degli influencers, è emersa in Asia quella che possiamo definire a tutti gli effetti un’innovativa categoria che promette di rimanere sempre giovane, sempre alla moda, sempre libera da scandali: generati dal computer, gli influencers virtuali sono i primi veri abitanti del metaverso.

Confondendo i confini tra fantasia e realtà, questo nuovo prodotto dell’intelligenza artificiale sviluppatosi post-Covid è sempre più popolare tra gli adolescenti asiatici.

Un esempio tra tutti è Bangkok Naughty Boo, creat* dallo stilista Adisak Jirasakkasem: capelli colorati, pelle impeccabile, si presenta come un etern* diciassettenne non-binario che sogna di diventare una pop-star ed è già stat* ingaggiat* da un’agenzia thailandese di modelle. Sul suo feed, foto mentre riceve la prima dose del vaccino e si beve un bubble tea.

Ancora, sempre in Thailandia sta spopolando Ai-Ailynn: è stata ideata dalla propria agenzia per ovviare alle limitazioni degli influencer “umani” legate ai blocchi del Coronavirus, e ha già siglato un accordo per diventare il volto di un importante operatore mobile della regione.

I vantaggi sono molteplici: non possono avere scheletri nell’armadio, annullando così qualsiasi rischio reputazionale o danno d’immagine per brand e agenzie, per cui sono a disposizione per lavorare 24 ore su 24. Non invecchiano e non muoiono, la loro storia e il loro futuro sono predefiniti e, soprattutto, in molte nazioni asiatiche, dove le autorità vigilano sulla libertà d’espressione, tali caratteristiche risultano essere indispensabili. Ogni aspetto della loro creatività è infatti controllato e prodotto intenzionalmente dai suoi creatori, portando a grandi risparmi soprattutto per i brand che li ingaggiano, in un contesto in cui l’intelligenza artificiale sta diventando più economica mentre, parallelamente, i budget per l’influencer marketing aumentano.

Per tutte queste ragioni, i personaggi in questione stanno iniziando ad occupare lo spazio che una volta era occupato dalle persone reali e, secondo diverse proiezioni statistiche, potrebbero presto superare queste ultime nei tassi di engagement. Il mercato, infatti, è già pronto ad accogliere gli influencers 3.0 a braccia aperte. Ad esempio, i marchi di moda sono stati i primi a sposare questa tendenza in ascesa, come Balmain che nel 2018 ha fatto sfilare tre modelli virtuali. Puma ha collaborato nel Sud-Est asiatico con l’influencer virtuale Maya, così come OMS con l’esperta virtuale di salute e benessere Knox Frost per promuovere il distanziamento sociale. 

Secondo recenti dati, il numero di queste e-celebs è più che triplicato negli ultimi due anni e, soprattutto dopo l’investimento di Facebook nel Metaverso, l’ipotesi più probabile è che si verifichi un boom in questo settore – con l’Asia che si imporrà come centro nevralgico di crescita. Senz’altro, rispetto all’Occidente, in Oriente vi è una familiarità diversa con tutto ciò che è virtuale e la generazione Z – sempre più appassionata a questa nuova categoria di content creators – rappresenta il più grande target di utenti internet del continente. 

Dopotutto, che ci piaccia o no, in un mondo fatto di Photoshop, FaceTune e filtri vari, cosa è davvero reale di questi tempi? Mentre continuiamo ad avere sempre più confidenza e dimistichezza con il mondo digitale, forse dovremmo imparare ad abituarci agli influencers virtuali: quello che oggi è un trend, potrebbe nel prossimo futuro trasformarsi nella normalità. 

Lucia Bernabei