AMICI DIVENTA UN MODELLO DI BUSINESS CHE RISPECCHIA LE REGOLE DEL NUOVO MERCATO

Il giudizio esterno (NON) conta sempre; quando anche un format televisivo applica le regole del business sui ragazzi. Maria De Filippi, regina indiscussa di canale 5, conduce da anni il famoso talent show “Amici“. Il programma si basa su poche e semplici regole, che prevedono la presenza di più squadre di talenti, una giuria ed una classe di professori che si occupa dei ragazzi facendoli crescere settimana dopo settimana.

Amici nasce come scuola di talento, dove giovani artisti si sfidano tra loro in gare di canto e ballo, finendo col nominare un vincitore finale. A differenza degli anni precedenti, dove la decisione ultima – la scelta del vincitore – spettava unicamente ai giudici del programma e al televoto, in questa edizione è stata introdotta una novità. Nella ventesima edizione di Amici, i ragazzi sono stati sottoposti, come sempre, al giudizio del pubblico esterno e dei professori ma, in aggiunta, gli alunni della classe più vista d’Italia sono stati valutati anche da una serie di giornalisti/ proprietari di case discografiche, per i cantanti, e da professionisti del settore per i danzatori. Questi soggetti terzi hanno rappresentato coloro che i ragazzi potrebbero incontrare al di fuori del programma televisivo come futuri datori di lavoro. L’audience esterna ha ottenuto molto più potere, probabilmente scavalcando l’opinione professionale degli altri giudici.

L’importanza di questa aggiunta ci insegna e ci fa capire quanto l’importanza del “business” si sia infiltrata anche all’interno di un format televisivo inventato per permettere ai ragazzi di esprimere se stessi al meglio. La necessità di implementare l’audience e accontentare il pubblico rendendolo partecipe ha portato a mettere da parte l’idea di base del programma. Così facendo, si enfatizza sempre di più il feedback derivante dai principali stakeholder di un business, in questo caso i professionisti del canto e della danza.

Una scuola dovrebbe limitarsi esclusivamente a premiare il vero talento, scindendo dalle preferenze del pubblico. Eppure, al momento la realtà sembra essere un’altra e non sappiamo che tipo di riscontro potrebbe avere nei confronti della nuova generazione. Bisogna comunque aggiungere che, in questa situazione, non esistono colpevoli. La decisione è stata quasi necessaria, quasi obbligata, fondamentalmente perché legata ai voleri del business e alla sopravvivenza del prodotto sul mercato. Le nuove tendenze hanno portato a questo risultato, causando una significativa inversione di rotta.

Una parte del pubblico sembra aver iniziato a notare la strategia nascosta dietro il “voto da casa” ed ha conseguentemente deciso di smettere di seguire del tutto il programma. Il prossimo anno, al momento del lancio delle prime puntate, scopriremo se la strategia ha portato ad un riscontro positivo o negativo.

Giulia Polli