L’IRONIA GIUSTA PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

La Giornata mondiale della Terra si celebra ogni anno il 22 aprile. E sappiamo bene che se esiste una “giornata” dedicata a qualcosa vuol dire che quel “qualcosa” è fragile, osteggiato, rimosso, calpestato.

Quindi l’Earth Day, giunto quest’anno al suo 51° anniversario, ancora una volta sottintende che la Terra è ormai un pianeta fragile, in lento ma progressivo degrado climatico e ambientale, spazio di interventi umani che hanno stravolto l’aria che respiriamo, il verde che calpestiamo, la sopravvivenza di specie viventi e del nostro ecosistema complessivo.

Da qui le continue campagne pubblicitarie sulla necessità della salvaguardia del pianeta che diventano tanto più numerose quanto più si avvicina la giornata mondiale della terra: social, Tv, giornali, piattaforme digitali si riempiono di foto, cortometraggi, appelli che invitano il cittadino comune a comportamenti corretti e virtuosi al fine di salvare se stesso salvando l’ecoambiente.

Ma siamo sicuri che tutto ciò funzioni? Che sia efficace? Che abbia un’effettiva ricaduta sui destinatari?

Molti pensano di sì, ed è indubbio che parlarne è molto meglio che non parlarne.

Così la RAI ha iniziato già da una settimana prima del 22 aprile a trasmettere uno spot pieno di bellissime e suggestive immagini (dalla profondità del mare azzurro ai tramonti mozzafiato attraversati da stormi di uccelli), dedicate alla natura e alla cura dell’ambiente con su impressa la scritta “Fragile. Maneggiare con cura”: una suadente voce di sottofondo accenna alle energie sostenibili, ci ricorda che “la natura siamo noi” e che dobbiamo quindi rispettarla. Tutto molto bello, ma forse un po’ retorico e obsoleto.

Non va tanto lontano dalla medesima impostazione anche Legambiente con uno spot realizzato nell’ambito del progetto “Metti in circolo il cambiamento”: intenzione nobile e davvero importanti, ma la comunicazione continua a giocare sul sublime e sul nostalgico, con paesaggi naturali incontaminati, impianti di energia rinnovabile, mobilità sostenibile, cibi sani e genuini, accompagnati da parole che promuovono uno stile di vita rispettoso delle risorse del Pianeta.

Ma il mordente manca, o comunque spot di questo tipo non sono nuovi e forse l’utente medio non riesce più a farsi smuovere dalle sue errate abitudini consolidate da una comunicazione che affida il focus del messaggio a contenuti sempre uguali e a una retorica ormai sorpassata.

E sembra proprio rispondere a queste possibili critiche il nuovo cortometraggio, realizzato per la campagna stopglobalworming.ue, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, dall’associazione Luca Coscioni che promuove una raccolta  di firme per obbligare la Commissione Europea a discutere la proposta di tassare le emissioni di Co2 invece del lavoro.

Già la proposta in sé è più efficace e concreta, ma anche lo spot che la veicola, utilizzando ironia e parodia, si allontana dai banali cliché della Terra Eden Perduto pur arrivando a dare lo stesso messaggio: diamoci una mossa… la Terra sta morendo.

Il video, in 3 minuti, ci trasporta su un altro pianeta nell’anno 3016, in un futuro distopico dove gli esseri umani – dopo aver causato la propria autodistruzione e quella della Terra – sono stati clonati per osservarne il comportamento: con la presenza del Professor Dario Bressanini – chimico e divulgatore scientifico molto attivo sui social – e degli attori Camilla Filippi, Claudia Gerini e Giorgio Marchesi, che interpretano i cloni del tutto indifferenti alla bellezza del pianeta Terra, il video si apre con i tre protagonisti che girovagano senza meta in un prato mentre una voce metallica di sottofondo chiede: “Professore, come definirebbe i nostri antenati che vivevano sulla Terra?”; E la risposta è secca: “Totalmente scemi!”. E il tono continua sarcastico e ironico, tra la scienza che dimostra gli errori macroscopici compiuti dagli esseri umani, “repellenti” ma abitanti di un meraviglioso pianeta, e l’autolesionismo dei cloni, specchio dell’atavico comportamento umano, attratti solo da ciò che è degrado, spazzatura, contaminazione. Ma, come dice il professore, quella umana era “un’intelligenza limitata” e perciò inevitabilmente autodistruttiva.

Il messaggio dal futuro lontana è arrivato: siamo forse già in ritardo oggi per evitare il climate change, ma uniamoci almeno per tassare chi inquina.

Patrizia Celot