BASTANO POCHI TASTI PER FARE MUSICA INFINITA

È meglio il libro o il film?”. Uno dei dilemmi che ci attanaglia da decenni: da una parte il libro, capace di attivare il lettore, stimolandone la fantasia e accompagnandolo all’interno di una dimensione molto intima; dall’altra il film, con le sue immagini, musiche e suoni coinvolgenti, spettacolari e carichi di emozioni.

La leggenda del pianista sull’oceano è un capolavoro della cinematografia mondiale, partorito dal grande regista Giuseppe Tornatore, ma che ritrova il suo valore aggiunto nell’immensa abilità dell’insuperabile maestro Ennio Morricone. Tutti conosciamo la storia narrata da Alessandro Baricco in Novecento, testo che ha ispirato l’opera cinematografica. Ecco, quel virtuosismo del pianista che il lettore poteva prima soltanto immaginare, ha finalmente preso forma, attraverso la composizione del più grande compositore degli ultimi decenni quale è stato Morricone.

La musica rappresenta, quindi, il tema centrale sia del libro che del film, e assume un valore che va di certo oltre la semplice colonna sonora. Possiamo, infatti, definirla l’anello di congiunzione tra la storia narrata e la narrazione stessa. L’abilità del genio è intramontabile ed è capace di trasformarsi in “leggenda”, proprio come la “leggenda del pianista”. La sua musica è immortale e sono molteplici i riconoscimenti ottenuti negli anni.

Il racconto di Baricco, sottotitolato come “monologo”, è infatti perfetto anche per una rappresentazione teatrale: durante la sua lettura viene quasi spontaneo percepire ed immaginare le azioni e le situazioni in cui si trova Novecento, un bimbo nato ed abbandonato su un transatlantico dove, cresciuto, ha trascorso tutta la sua vita. Tornatore è stato capace di esaltare la vicenda di Novecento, facendo ruotare tutto intorno al magico mondo della musica. Non a caso, nel monologo sarà proprio l’amico trombettista di Novecento la voce narrante. Come se non bastasse, il regista ci presenta anche un personaggio da lui stesso inventato: un commerciante di strumenti musicali, dal quale si reca il trombettista per vendere il suo strumento musicale e che, a sua volta, racconta le leggendarie gesta del pianista, che aveva anche lui conosciuto.

L’innamoramento del nostro protagonista, accompagnato da uno squisito tema musicale, la meravigliosa immagine di un migrante che, in maniera del tutto casuale, vede per la prima volta la tanto sospirata “America”, l’inquadratura del primo piano dell’occhio in cui sono riflessi i grattacieli, sono solo alcune delle scene degne del grande regista qual è Tornatore. Per non parlare della danza del pianoforte che, senza freni, danza durante una notte di tempesta.

Possiamo senza alcun dubbio parlare di un vero e proprio capolavoro, a prescindere che si parli del libro o dell’opera cinematografica. La storia di Novecento prende forma e vivrà unicamente su questa nave, che egli riconoscerà come la sua vera famiglia, nonché suo unico punto di riferimento al quale deve tutto. Sarà tentato un’unica volta di scendere a terra ma, guardando in lontananza l’infinità delle cose senza limiti, deciderà di restare a bordo. 

Un’opera eccezionale, che sfiora il sublime nel magico paragone tra la tastiera del suo pianoforte, composto da 88 tasti, e la tastiera di quello che vede scendendo, ovvero il mondo, con tasti infiniti. Ed è proprio a questo punto che Baricco dimostra di essere davvero unico e insuperabile. Il protagonista, infatti, dichiara che la sua tastiera ha tasti finiti, ma che con essa si possa fare una musica infinita. Al contrario, con la tastiera dai tasti infiniti che vede, non può suonare alcuna musica, perché quella tastiera infatti spetta soltanto a Dio. Novecento deciderà di morire a bordo della nave dove ha vissuto l’intera vita, vedendo ogni passeggero, ad uno ad uno, salire e scendere dalla nave.

Alessandro Rizzi