Per anni film, libri e racconti sono stati nutriti da un medesimo immaginario: un universo in cui uomini e robot convivono. Fantascienza sì, ma non troppo. È in tempi recenti, infatti, che la robotica ha fatto il suo ingresso nella nostra vita, venendo in nostro aiuto e svolgendo i compiti più disparati. Tra le ultime novità compare Spyce, il primo ristorante dove gli chef sono dei robot.
La rivoluzione 4.0 incombe e sovverte la realtà che ci circonda, sollecitando cambiamenti costanti. Anche nel campo del food si stanno affacciando ingenti trasformazioni, tutte con un denominatore comune: la robotica. I robot ormai non sono più solo presenti nei libri o nei film sci-fi, ma sono a tutti gli effetti protagonisti del mondo contemporaneo.
Recentemente questi hanno fatto il loro ingresso nel mondo della ristorazione, prima in Giappone, con il ristorante Henn-Na di Nagasaki, poi in Cina, con la catena di Haidilao, e ora negli Stati Uniti, a Boston, dove è stato inaugurato il primo fast food nel quale le pietanze sono preparate dai robot.
L’idea nasce da un gruppo di quattro studenti del MIT, desiderosi di creare una tecnologia innovativa che si occupasse, nel giro di pochi secondi e ad un prezzo economico, di servire ai clienti pasti genuini e saporiti.
È noto quanto gli americani usufruiscano, per motivi diversi, delle catene di fast-food, dai prezzi competitivi, rapide e dal cibo decisamente poco salutare. In questo Spyce si differenzia: i piatti devono essere sì economici, ma anche portare il giusto apporto calorico e nutritivo, garantendo un corretto bilanciamento energetico, tutto ciò senza rinunciare al gusto. Nel menù troviamo le ormai famosissime bowls, da poco arrivate anche in Europa: combinazioni di verdure, cereali, carne e pesce che il robot può assemblare senza troppa difficoltà.
I clienti, una volta fatti accomodare, possono scegliere cosa consumare da un monitor, gli ingredienti vengono quindi prelevati dal frigorifero, riuniti in un wok automatizzato, cucinati e poi impiattati da un braccio meccanico, che si occupa di guarnire il piatto.
L’innovazione portata dagli studi del MIT è sicuramente una rivoluzione, con i suoi pro e i suoi contro, primo fra questi di sostituire la forza lavoro umana. In quanto tale Spyce potrebbe a tutti gli effetti essere definita quale “creazione distruttrice” poiché con il suo portato innovativo riesce a destabilizzare gli equilibri precedenti. Questo è in parte vero, al contempo nel ristorante la componente robotica ed umana collaborano in sinergia. Diversi sono infatti i ruoli che si possono occupare nel locale: ci sono i camerieri, incaricati di accogliere il cliente e di farlo sentire a suo agio; ci sono i garde manger, a cui è affidato il compito di dare il tocco finale ai piatti, così che risultino esteticamente perfetti, ed infine c’è Daniel Boulud, chef francese stellato, che ha curato le ricette del menù prima che venissero proposte. Lo chef, sebbene goda di una fama che lo lega a una cucina più tradizionale, non ha esitato a partecipare al progetto e si è fatto avanti anche nel percorso di training del personale.
Le critiche, come è naturale, non sono mancate poiché molti ritengono che in questo modo venga spersonalizzato il mestiere del cuoco, così come l’intera esperienza del cliente. Gli esperimenti tentati sinora hanno avuto esiti diversi, c’è chi ha ottenuto il successo e chi no. Per ora, in ogni caso, il ristorante sta incontrando il favore del pubblico e gli Spyce Boys ammettono che il personale umano sia indispensabile per garantire un’esperienza completa.
Giulia Farina