L’ARTE IN MANO: LETTERATURA 2.0

Il tuo sogno è scrivere un libro ma non hai vinto nessun reality? Le piattaforme di self-publishing potrebbero fare al caso tuo.

Sarebbe ormai ripetitivo sottolineare ancora quanto la diffusione di Internet e la conseguentemente favorita globalizzazione abbiano stravolto e allargato le nostre modalità di consumo, in particolare di contenuti mediali. Quello dell’autopubblicazione, infatti, non è altro che un ulteriore caso in cui gli users hanno a disposizione degli strumenti che consentono loro di accorciare le distanze tra produzione e consumo, e di assumere sempre più un ruolo centrale nelle dinamiche dei mercati a fronte di uno sfruttamento efficace delle potenzialità della Rete. Nello specifico, si tratta di piattaforme digitali a cui possono rivolgersi tutti coloro che, per esempio, intendano dare vita al romanzo che hanno scritto nelle note del telefono, realizzando delle vere copie fisiche ed eventualmente vendendole senza che abbiano stipulato un accordo con una tradizionale casa editrice.

Una delle più note è FastPencil, che permette di scrivere la propria opera, visionarne l’anteprima di una copia gratuitamente e passare poi alla pubblicazione vera e propria. A questo punto, l’autore può decidere di vendere il proprio libro in due modalità: la pubblicazione destinata al FastPencil Marketplace e quella per la Global Distribution. E se oltre ad essere degli artisti incompresi siamo anche un po’ scarsi nel marketing, FastPencil fornisce una serie di servizi aggiuntivi per realizzare, ad esempio, la copertina del libro. Nel primo caso, al costo di 10 dollari, si renderà possibile l’acquisto solo da parte degli altri membri della piattaforma. Al costo di 250 dollari, invece, il nostro romanzo verrà messo nello scaffale di tutti i principali online bookstores, tra cui Amazon, per un periodo di tre anni. E se poi, nel mentre, saremo diventati la nuova Agatha Christie, nessun problema: con una piccola quota annuale potremo rinnovare il periodo di vendita finché i nostri fan ne avranno bisogno.

Il self-publishing è certamente uno degli ingranaggi più interessanti dell’enorme macchina di user-generated contents, che da un lato permettono alla cosiddetta creatività dal basso di ottenere pubblico e dare origine a un’attività imprenditoriale, e, dall’altro, non fanno che arricchire il paesaggio mediale di nuovi contenuti originali. Sostanzialmente, è la stessa partita che gioca Instagram con gli influencers: mentre loro cercano di ottenere contratti con i brand postando e interagendo in continuazione, il social guadagna sempre più traffico.

Assodata l’enorme portata di questi processi, non resta che girare la medaglia: la logica permetterebbe di affermare che se qualcosa può essere di tutti, diventa automaticamente proprietà di nessuno. Ora, se questo qualcosa è l’arte – di scrittura, musicale o cinematografica che sia – sorge spontaneo domandarsi in che misura i conservatori della cultura abbiano motivo di ritenere rischiosa l’eliminazione di qualsiasi gerarchia di dignità artistica. Il dibattito è più che aperto da ormai qualche anno.

Melissa Dello Monaco