Almeno una volta nella vita è capitato a tutti di chiedersi come sarebbe tornare al baratto, se sia ancora possibile scambiare un oggetto con un altro. Ma chi ci ha provato? Marco e Raniero, per esempio.
Marco Amorosi, originario di Sulmona, è uno studente di CIMO, profilo di Media Management. Venticinque anni, prossimo alla laurea e con un’idea meravigliosamente folle: partire da un sasso per arrivare ad ottenere una casa. Come? Con il progetto “Habere non haberi”.
L’espressione significa “possedere non essere posseduti” e Marco ha deciso di impiegarla per rappresentare il senso profondo della sua iniziativa. Attualmente, mi racconta, è molto facile circondarsi di beni materiali e farsi dominare da questi; il progetto si pone quindi lungo la direttiva opposta: donare un oggetto non per il valore che si ottiene dallo scambio, ma perché si crede nell’esperienza e nella condivisione.
A Marco è sempre piaciuto creare contenuti, comunicare e ha anche messo in pratica la sua passione e quanto imparato dal corso di laurea tramite piattaforme come Tik Tok dove ha già un discreto seguito (100k). Proprio utilizzando il social si è reso conto che i creator di successo erano coloro in grado di dar vita ad una storia che potesse coinvolgere i followers. Così dopo aver preso ispirazione da esperienze di suoi coetanei si imbatte nella storia di Kyle MacDonald, un giovane canadese che nel 2005, partendo da una graffetta, riesce di baratto in baratto ad ottenere in un anno una casa.
Di qui l’idea: organizzare una rete di scambio sul territorio italiano. Ad aiutarlo un caro amico conosciuto tra i banchi universitari, Raniero Bergamaschi.
È così che ad ottobre 2020 Marco raccoglie un sasso del suo giardino e inizia la sua avventura. Passano appena ventiquattro ore e si fa avanti il primo interessato, Andrea, che propone di barattare una moutain bike nuova. Di qui il progetto prosegue, alla biciletta fa spazio la Bianchi di Sergio, poi il terzo scambio, un basso e un mandolino forniti da Carlo, un liutaio di Modena.
L’iniziativa di Marco ha però una differenza fondamentale rispetto a quella di MacDonald. Coloro che vengono coinvolti nei baratti entrano a far parte di un network che via via si arricchisce di nuovi attori, tutti accomunati dal desiderio di supportare i giovani e le idee innovative. Il valore di scambio, sostiene Marco, non è quello economico, ma l’amicizia e la condivisione di un’esperienza unica che prosegue con la possibilità di entrare a far parte di un gruppo Facebook esclusivo.
La strategia comunicativa è quindi tutta rivolta alla valorizzazione di coloro che partecipano ai baratti, alla narrazione delle loro storie, delle motivazioni che li hanno condotti ad effettuare lo scambio.
Molto recentemente, il 20 dicembre, è avvenuto il quarto baratto: il basso e il mandolino per un MacBook Pro nuovo, il modello uscito appena un mese fa.
La protagonista è questa volta Simona, un’energica imprenditrice che ha raccontato quanto per lei il mandolino avesse un valore sentimentale poiché legato alla perdita di una persona speciale che aveva espresso il desiderio di poter imparare a suonarlo. Casualmente anche il basso è stato di enorme utilità a Simona che desiderava regalarlo al compagno Nicola.
Il progetto come intuibile possiede mille sfaccettature – come quella ecologista – e per questo vi invito a visitare i profili social che presidia (Instagram, YouTube e Facebook) così da rimanere aggiornati e scoprire cosa succederà quando Marco e Raniero raggiungeranno il loro obiettivo.
Se foste interessati a prendere parte al progetto ecco qui la mail di riferimento: haberenonhaberiproject@gmail.com
Giulia Farina