IL COLOSSO ALIBABA E LO SCENARIO DELLA CINA CONTEMPORANEA

Un condensato di cultura cineseobiettivi di business e nuove prospettive: la testimonianza di Albert Antonini Mangia (Business Development and Marketing Alibaba Group) durante il corso di Diritto dell’informazione e della comunicazione del professor Razzante è stata carica di spunti interessanti.

Alibaba nasce nel 1999 dall’intuizione di Jack Ma, un ex professore di inglese che, dopo una visita alla Silicon Valley, decide di fondare un’azienda coinvolgendo 18 amici. L’idea era quella che ancora oggi anima la mission del gruppo, ovvero “Make it easy to do business anywhere“: Jack Ma capisce che il futuro del business è essere presenti. Il Gruppo Alibaba si propone, infatti, di mettere in contatto business e buyers attraverso tanti marketplace.

Alibaba nel frattempo è diventata un ecosistema digitale: il gruppo è articolato in tante business units e attività sostenute anche da partner esterni, che si occupano di logistica, pagamenti, concessioni pubblicitarie e cloud. Internamente, invece, questo enorme ecosistema digitale è composto da grandi player come, per citare i principali, AliExpress, un luogo per vendere prodotti cinesi in tutto il mondo; Taobao, che permette la vendita di beni anche C2C; Tmall, una piattaforma di vendita per brand e retailersAlipay, il sistema di pagamento più grande della Cina, e moltissimi altri che hanno beneficiato della situazione Covid. La piattaforma unica costituisce un grande vantaggio per un panorama che in Occidente, invece, siamo abituati a concepire come composto da varie realtà aziendali ben separate.

In Cina l’acronimo BAT (Baidu, sostituto di Google, Alipay, Taobao) definisce un’alternativa tecnologica valida ai nostri big 5 GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft). Ecco allora come un’app come Alipay raccoglie al suo interno molte differenti funzioni: social networking, shopping, servizi finanziari, trasporti, intrattenimento e molto altro. Insieme a WeChat di Tencent, detiene il 90% dei pagamenti mobile in Cina, ma è usatissima anche nella vita quotidiana grazie alla possibilità di pagare tramite qr code, uno strumento così comodo che le previsioni stimano che la Cina abbandonerà presto definitivamente i contanti.

Parlando di numeri, il colosso Alibaba non ha nulla da invidiare ai concorrenti occidentali: basti pensare che durante la giornata del Global Shopping Festival 2020 ha fatturato 74 miliardi (più del doppio dei profitti di Black Friday e Cybermonday sommati!) e coinvolto più di 800 milioni di partecipanti. Sono molti gli Stati nel mondo ad aver compreso la portata esplosiva del mercato cinese: USA, Canada, Australia, ma anche Francia, Germania, Italia, Giappone e Corea hanno utilizzato questo Festival per farsi largo nel Paese che, secondo le previsioni, nel 2030 raggiungerà il 18% del potere economico globale

Impressionati?

Lo scenario dei trend futuri sull’e-commerce è altrettanto positivo: la leadership mondiale della Cina nell’e-commerce varrà quasi due trilioni di dollari, con 940 milioni di utenti connessi, 220 città con più di un milione di abitanti e una middle class nutrita da ben 600 milioni di persone. Proprio questa middle class è una risorsa strategica nel Paese degli “unicorni” (start-up di successo che superano il miliardo di valore), in cui la presenza dinamica, giovane e prevalentemente femminile consente di lanciarsi in esperienze imprenditoriali di successo.

La più grande sfida oggi per questo Paese è superare il digital divide altissimo: il tasso di penetrazione di internet al 60% impone ancora oggi la necessità di vendere alla popolazione tramite i centri fisici del Rural Taobao Program, casette con una sola persona che mette a disposizione internet ai villaggi. 

Sembra assurdo, ma è la realtà: la Cina è un Paese di grandi contrasti, di giganti tecnologici e sterminati campi, e ai nostri occhi occidentali non può che risultare estremamente affascinante.

Giulia Lo Surdo