L’IMPORTANZA DI USCIRE DAGLI SCHEMI: INTERVISTA A GIAMPIERO ROMANÒ

Giampiero Romanò è un artista milanese che si dedica da più di vent’anni alla ricerca e al restauro di pezzi di vintage-design. La sua creatività, abbinata ad una grande manualità, l’hanno portato alla collaborazione con il marchio Seletti e la rivista Toiletpaper Magazine dando forma ad opere ancora più stravaganti e riconoscibili. La portata internazionale è stata ulteriormente accentuata dalla collaborazione nata nel 2019 con la galleria d’arte contemporanea Plan X

Mossa dall’interesse per il mondo del design e dalla singolarità dei lavori di Giampiero, sono andata a trovarlo nel suo laboratorio per conoscere un po’ meglio le sue idee, il suo percorso professionale e l’ispirazione alla base dei suoi pezzi unici. 

Sui social media condividi regolarmente i work in progress delle tue opere, pensi che nel mondo attuale si tenda a sottovalutare il procedimento dietro alla creazione degli artefatti? 

Un po’ in generale si, anche dietro ad un semplice dipinto magari ci vuole un giorno a realizzarlo ma una vita a crearlo mentalmente. Nel mio caso ci tengo a far vedere il work in progress perché rappresenta l’unione di due lavori: il restauratore e l’art designer. In primo luogo, tramite la restaurazione ridò vita a pezzi che hanno anche centinaia di anni, che è poi il mio lavoro da vent’anni a questa parte e, in secondo luogo, applico le mie idee e il mio concetto di arte contemporanea, per cambiarne le regole. è un lavoro lungo, ci vuole molto più tempo così facendo rispetto a creare qualcosa da zero, anche per questo mi piace far vedere il lavoro che c’è dietro! 

Pensi che la creatività sia una dote innata o un’arte che va coltivata con dedizione?

Ce l’abbiamo tutti la creatività dentro di noi, chiunque. L’arte poi può essere poesia, musica, moda, può essere tutto quello che vuoi, quello che ti piace. Sta poi a te capire quello che più ti appartiene, ad esempio a me creare fa stare bene, se non creassi mi sentirei male, una volta che inizio non finirei più. Quindi la creatività dal mio punto di vista è l’unione delle due cose, è una dote e un’arte che va sviluppata. Tutti noi siamo creativi, dobbiamo solo capire in che cosa, è quella forza che ci porta a fare sempre qualcosa di più rispetto a quello che è comune, rispetto al mondo così com’è. Per me ogni lavoro è un esperimento, se viene bene diventa un pezzo unico altrimenti finisce nel cassetto, ma è una lezione che mi servirà per la volta successiva.

L’ispirazione è qualcosa che ti viene a priori, una sorta di immagine che visualizzi e finisci poi per concretizzare, oppure nasce nel momento in cui vedi un oggetto?

Eh, bella domanda! Intanto io la cerco l’ispirazione, perché se non ho l’ispirazione per un futuro pezzo comincio a preoccuparmi, ho bisogno di una spinta creatrice! Quindi un po’ la cerco, però c’è anche da dire che più o meno il 70% delle volte parto con un’idea e finisco con un’altra. Il pensiero da cui inizio, sviluppandosi, non rimane mai uguale a quello originale. 

Quanto l’essere eclettico ti ha permesso di diventare art designer?

L’art designer è qualcuno che in qualche modo vuole creare qualcosa di innovativo, di futuristico, quindi se vogliamo è di per sé una persona eclettica. Secondo me è una sorta di stile di vita, io faccio quello che mi sento di fare e cerco di comunicare tramite i miei pezzi. Per comunicare tramite un oggetto, un’opera, devi uscire dagli schemi. Se poi vieni definito artista, art designer, o in qualsiasi altro modo, questo non cambia il fatto che hai fatto quello che ti sentivi di fare proprio perché proveniva spontaneamente da te. Io personalmente penso sempre al futuro, nel mio mondo di riferimento cerco di essere avanti in quello che faccio, rendendo reale l’irreale.

All’interno della realtà di Plan X Gallery è nata la collaborazione tra te e CB Hoyo, Out of line. Cosa significa per te essere fuori dalle righe?

Riassume tutto quello che faccio, bisogna però capire se sono io quello fuori dalle righe o il mondo. Plan X ha organizzato questa mostra e ha pensato originariamente a questa collaborazione, sono così nati due pezzi con i miei tagli e le scritte di CB Hoyo, andati subito a ruba. Quindi out of lines racchiude sia la mia idea e la mia logica, sia quella di CB. 

I tuoi lavori sono un mix tra stile antico e design futuristico, qual è la tua concezione di tempo presente?

Il mio film preferito è “Ritorno al futuro”, quindi è come se avessi già risposto. Per me il presente è una sorta di collante tra il passato e il futuro, io prendo dal passato per cercare di creare oggi l’illusione del futuro, anche solo concettualmente. Decido in questo modo di creare da me il mio “mondo parallelo”. Che poi la realtà sia sempre e solo nel presente, questo è tutto da vedere.  

Che contributo ha dato la collaborazione con Toiletpaper Magazine, capitanata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, alla tua carriera artistica?

La mia bottega così com’è adesso era più o meno dieci anni fa, ricordo che rimasi stupito le prime volte che Maurizio e Pierpaolo rimanevano entusiasti come bambini davanti ai miei pezzi. Per me quella che era la mia normalità, il mio lavoro, assumeva improvvisamente una luce nuova. Venendo loro da un mondo molto diverso dal mio abituale, avanzando le loro richieste un po’ folli, mi hanno fatto capire quale fosse la mia missione. Quando arriva qualcuno che ti chiede di creare qualcosa inerente a quello che sai fare, ma lontana anni luce dal tuo modo di agire quotidiano, puoi reagire in due modi: pensare sia una richiesta folle oppure capire che questa persona sa che tu puoi riuscire in questa missione. Se lavori con dei geni, e anche tu credi in te stesso e lavori sodo, non possono che nascere realtà interessanti! Se fai delle collaborazioni qualcosa rimane, nei nuovi lavori ti colleghi all’esperienza che hai accumulato traendone ispirazione. Entrando nel mondo di Toilet Paper Magazine ad esempio le foto per me sono diventate grafiche e, successivamente, parte integrante delle mie opere, apportandone un valore aggiunto. Ma non solo, negli anni è andato creandosi un rapporto speciale che ci porta ad una stimolazione artistica reciproca e, di conseguenza, alla realizzazione di nuovi ed originali progetti.

Il suo laboratorio, Antichità 3000, si trova in via Rosolino Pilo al civico 16 ed è aperto a chiunque. Consiglio a chi si dovesse trovare in zona Porta Venezia di visitare questo piccolo mondo parallelo nel quale Giampiero dà vita, giorno dopo giorno, a grandi idee!

Serena Malaspina