THE SANDBOX, IL REAL ESTATE VIRTUALE

Noto ai più come gioco per cellulari, The Sandbox ha recentemente rilasciato la sua versione desktop con delle novità legate al mondo delle criptovalute.

Prima di addentrarci nei tecnicismi, spieghiamo cosa era e cosa vuole diventare The Sandbox. Da semplice gioco che permetteva al singolo utente di sentirsi un Dio-Creatore alle prese con un mondo da costruire e ri-costruire (cioè realtà virtuali in continua evoluzione dove interagivano persone, ambienti, azioni) si va ora trasformando in uno scenario sempre virtuale (con gli stessi processi di costruzione di mondi) dove, però, si vogliono far circolare soldi reali secondo le moderne logiche di mercato.

The Sandbox era, quindi, una tela bianca dove il giocatore creava il proprio mondo a partire da cubetti colorati che, opportunamente collocati, permettevano di dare forma a figure, mondi, oggetti e personaggi. Fatta l’ambientazione si passava al gioco: utenti di tutto il mondo potevano giocare nel tuo scenario semplicemente collegandosi all’app The Sandbox.

Gli sviluppatori ora, però, non si sono fermati al semplice gioco, ma con la versione desktop hanno messo in vendita lotti più o meno grandi, virtuali terreni edificabili, che possono essere acquistati da chiunque: l’acquirente, in seguito, può decidere cosa farne. Dov’è la novità? Gli acquisti avvengono tramite la blockchain di Ethereum utilizzando il token proprietario SAND.

Le terre virtuali, dette Land, sono state messe in vendita, in numero limitato, in 4 presales facendo sold out in pochi minuti e attirando colossi dei videogiochi come Atari e Square Enix.

Ma perché Atari e Square Enix hanno speso migliaia di dollari (perché è di migliaia di dollari che si parla) per acquistare dei lotti digitali? Per le potenzialità economiche che questi lotti prospettano.

L’idea, infatti, che c’è dietro a The Sandbox è quella di creare un mondo virtuale fatto di lotti editabili dove il proprietario decide come far fruttare il proprio investimento. È possibile, quindi, creare un gioco all’interno della propria land e monetizzarlo tramite SAND facendo, per esempio, pagare un biglietto a chiunque voglia giocarci. L’ubicazione gioca un ruolo fondamentale, perché lands che si trovano nei pressi di proprietari noti, come Atari, avranno una resa maggiore in termini di entrate. Qualora non si avessero delle skills adeguate per la creazione di videogiochi, è sempre possibile monetizzare il proprio investimento affittando la propria land a chi dispone di capacità artistico-informatiche, ma ha poca disponibilità economica.

Per i più impazienti, invece, è possibile rivendere le lands acquistate durante le varie presales ad un prezzo maggiore (perché le presales prevedevano un prezzo scontato), sfruttando magari la posizione degli appezzamenti (terre vicino alle lands di Atari sono state vendute a dieci volte il prezzo di acquisto), oppure sfruttando le fluttuazioni della criptovaluta SAND.

L’economia di The Sandbox non finisce qui. È infatti possibile vendere asset di gioco all’interno di un marketplace, in modo tale da velocizzare la creazione dei giochi da parte degli acquirenti e monetizzare le proprie capacità artistico-informatiche.

Infine, l’aspetto della governance. Possedendo lands e possedendo token SAND si diventa parte dell’ecosistema di The Sandbox e come tale si ha diritto a dire la propria sugli sviluppi futuri: si entra, così, da veri protagonisti nelle logiche di business e in quelle di piattaforme.

Patrizia Celot